D. Oggi abbiamo visto assegnare premi Nobel per la pace al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama e al dissidente cinese, Liu Xiaobo. A contraddistinguere l’amministrazione del primo è stato lo scatenamento della guerra contro la Libia, il sostegno garantito ad Israele durante le operazioni militari “Piombo fuso” e “Margine di protezione”, il supporto economico e militare al terrorismo di matrice islamica in Siria contro il governo di Assad, il sostegno ai tentativi di colpo di Stato militari in Venezuela e il supporto del golpe di Majdan in Ucraina, realizzato con un considerevole protagonismo di formazioni filonaziste come Svoboda e Pravy Sektor. Il secondo ha esplicitamente sostenuto ed esaltato il colonialismo occidentale ai danni della Cina. Possiamo dire che l’idea di “pace” abbia subito, negli ultimi lustri, una preoccupante involuzione? E quali sono state le ragioni storiche che l’hanno determinata?
R. Come ho spiegato in precedenza, a lungo l’idea di un mondo senza guerre, l’idea di «pace perpetua» è stata declinata con lo sguardo rivolto esclusivamente all’Occidente. Certo, questa tradizione è stata messa radicalmente in discussione dalla rivoluzione d’ottobre, Sennonché, dopo il trionfo conseguito dall’Occidente e dal suo paese-guida nella guerra fredda, a Washington, Bruxelles e in altri capitali non pochi si sono abbandonati all’illusione di poter tornare al buon tempo antico. E così, il ritorno alla grande delle guerre coloniali o neocoloniali è andato di pari passo con il conferimento del premio Nobel per la Pace ai protagonisti e agli ideologi delle guerre coloniali e neocoloniali. Oltre a Obama, sono stati insigniti Liu Xiaobo (che, rimpiangendo la «breve» durata del dominio coloniale in Cina, di fatto celebra le guerre dell’oppio) e l’Unione Europea (dimenticate o ridotte a bagattella sono le guerre in Vietnam, in Algeria, in Jugoslavia…).
D. Ad uno spirito pacifista oggi che cosa diresti? Come prevenire le guerre? E quali le dinamiche concrete da attivare, nel nostro presente, affinché l’ideale della pace perpetua non rimanga una vaga utopia?