R. Il primo compito di chi vuole realmente lottare contro i pericoli di guerra è di liberarsi dalle mitologie dominanti. Nel 2000 un libro scritto da Hardt e Negri (Impero) e subito coronato dal successo mondiale assicurava che, grazie alla globalizzazione affermatasi a ogni livello, si andava affermando, anzi si era già affermata la «pace perpetua e universale». Del tutto superata era la categoria leniniana di imperialismo: «occorre ricordare che, alla base dello sviluppo e dell’espansione dell’Impero, c’è l’idea della pace»; «il suo concetto è consacrato alla pace». Tutti sono in grado di misurare l’enorme danno che la diffusione di tale mitologia ha provocato al movimento per la pace, oggi che il pericolo di una guerra su larga scala è tornato all’ordine del giorno.
E, tuttavia, non basta prendere coscienza della crescente pericolosità della situazione mondiale. A suo tempo Hegel ha chiarito che un’azione rivoluzionaria è tale se è una «negazione determinata». A sua volta Lenin insiste sulla necessità di un’«analisi concreta della situazione concreta». Occorre comprendere le caratteristiche particolari del mondo in cui viviamo. Piuttosto che ragionare per analogia rispetto al passato, occorre tener presenti e non perdere mai di vista le novità della situazione presente.
Alla vigilia della prima e della seconda guerra mondiale c’erano due coalizioni militari contrapposte; ai giorni nostri c’è in pratica una sola gigantesca coalizione militare la (NATO) che si espande sempre di più e che continua a essere sotto il ferreo controllo statunitense. Alla viglia della prima e della seconda guerra mondiale i principali paesi capitalistici si accusavano reciprocamente di scatenare la corsa al riarmo; ai giorni nostri, invece, gli Stati Uniti criticano i loro alleati perché non dedicano maggiori risorse al bilancio militare, perché non accelerano a sufficienza la politica di riarmo. Chiaramente, la guerra a cui si pensa a Washington non è la guerra contro la Germania, la Francia o l’Italia, ma quella contro la Cina (il paese scaturito dalla più grande rivoluzione anticoloniale e diretto da uno sperimentato partito comunista) e/o la Russia (che con Putin ha avuto il torto, dal punto di vista della Casa Bianca, di scuotersi di dosso il controllo neocoloniale cui si era piegato o adattato Eltsin). E questa guerra su larga scala, che potrebbe persino varcare la soglia nucleare, gli Stati Uniti sperano all’occorrenza di poterla condurre con la partecipazione subalterna, al loro fianco e ai loro ordini, di Germania, Francia, Italia e degli altri paesi della NATO. È contro questo pericolo di guerra concreto che siamo chiamati a lottare.