Riportare indietro le lancette della storia
C’è, tuttavia, del ‘genio’ o quantomeno della ‘logica’ in questo tentativo di riportare indietro le lancette della storia.
L’America non è più da tempo il nuovo mondo, e sempre meno è destinata ad esserlo in futuro. Il nuovo mondo abita oggi altrove ed è composto – ci ricorda Lucio Caracciolo – da circa i sette miliardi di non occidentali (mediamente più giovani e in aumento anche vertiginoso, specie in Africa) impegnati a colmare il secolare gap rispetto ai paesi capitalistici più avanzati che contano all’incirca un miliardo di esseri umani (europei, nordamericani).
A differenza del passato il mondo non è propriamente diviso in due. Molti Stati, lungi dall’essere marginali, sono lontani dai due contendenti della prima guerra fredda ma sono più importanti dei “non allineati” del passato. E questo vale certamente per giganti come Cina e India, ma anche per interi continenti come l’Africa e parti del Medio Oriente.
Il fiato sul collo
I russi e ancor più le classi dirigenti occidentali che hanno per secoli sottomesso e governato la Terra sentono il fiato sul collo di quello che è diventato il nuovo mondo.
Non si rassegnano, come ha osservato in tutti le sue ultime opere Domenico Losurdo, alla fine dell’epoca colombiana (la scoperta e l’«appropriazione politica» del mondo a opera dell’Occidente), alla fine della Grande Divergenza Planetaria tra Occidente e resto del mondo. Vogliono con tutti i mezzi guadagnare tempo, allontanare quanto più possibile l’epoca del pieno dispiegarsi della Grande Convergenza.
Un ‘progetto’ ingiusto quanto irrealistico. Velleitario, virtualmente tragico come tutti i propositi ingiusti e irrealistici.
La congiura dei colpevoli
Gli attori di questo progetto sono, insomma, tutt’altro che gli inconsapevoli protagonisti dell’hitchcockiana Congiura degli innocenti. Al contrario che nel noir hitchcockiano, nell’attuale guerra va in scena una Congiura dei colpevoli in cui i russi e gli americani si adoperano consapevolmente per provocare la crisi cardiaca di tutti coloro che gli stanno con il fiato sul collo.
Mentre larga parte della popolazione mondiale non occidentale si adopera per allontanarsi da una stazione chiamata sottosviluppo e avanzare in direzione di una stazione chiamata sviluppo, l’occidente e, segnatamente, gli Stati Uniti si adoperano da decenni, con embarghi commerciali e tecnologici, per rinviare la fine della Grande Divergenza (e, quindi, la fine delle disuguaglianze globali). Il tentativo di “guadagnare tempo”, di frenare il declino dell’egemonia “made in USA”, si è tuttavia rivelato, a partire dalla crisi finanziaria globale del 2007-2008, quantomai problematico se non propriamente fallimentare.