Nel mirino di Putin
È al cuore di questa Europa che Putin mira quando scatena il maglio dell’aggressione all’Ucraina. Nel mirino l’accerchiamento calamitoso esercitato dall’Occidente, ad un tornante della storia in cui s’affollano liste e pressioni dei nuovi attori globali. Le parole impiegate negli annunci di guerra sono chiare: «Mentre la NATO si espande a est la situazione per il nostro Paese peggiora sempre di più, diventando pericolosa … Questa presenza a est sta nutrendo nei territori storicamente affini alla Russia un sentimento di ostilità verso la nostra Patria. Si tratta di territori posti sotto il pieno controllo esterno fortemente plasmato dalle forze della NATO. Questa situazione porta la Russia di fronte un bivio: vita o morte? Da questa decisione dipende il nostro futuro, come Stato e come persone. C’è in gioco la sovranità della Russia. La linea rossa, citata diverse volte, è stata superata. Loro l’hanno superata». Il tutto condito da ricostruzioni circa la capacità ucraina di padroneggiare l’energia nucleare, appresa in età sovietica, e di poterla ora riattivare con l’aiuto atlantico: «Se l’Ucraina ha un’arma di distruzione di massa, la situazione nel mondo cambierà drasticamente, soprattutto per noi» (così l’annuncio in tv dell’attacco all’Ucraina il 24 febbraio).
Lo scenario disegnato a teatro della decisione fatale è ultimativo e senza scappatoie. Vale la pena allora di provare a fermarsi un istante per comprendere meglio i timori che lo sommuovono e i disegni che se ne dipartono. Almeno per provare a non perdere orientamento e speranza.
Affreschi istituzionali e tentazioni geopolitiche
Doveva terminare la storia in quel fatale 1989 o magari distendersi in una lunga, interminabile stagione neoliberale. E invece hanno preso avvio scossoni e terremoti che hanno reso assai accidentato il passaggio al XXI secolo: Guerra del Golfo, fine dell’URSS, disintegrazione jugoslava, Bosnia, Kosovo. L’11 settembre ha poi fatto da porta ad un Terzo Millennio che non ci ha risparmiato né crisi finanziarie sconvolgenti né guerre: da quella impossibile «al terrorismo», alla seconda interminabile in Afghanistan, alla seconda guerra del Golfo nel 2003, per passare poi a Libia, Siria, o ai vari conflitti civili o variamente colorati su e giù per il globo, soprattutto a Sud. Fino ai tragici, ripetuti annunci di Papa Francesco «sulla Terza Guerra Mondiale a pezzetti».