Secondo il grande intellettuale vivente, Noam Chomsky, la propaganda sta all’Occidente come il bastone alle dittature. L’imperialismo Usa, nei suoi metodi e obiettivi – irrispettoso di qualsivoglia frontiera e costituzionalmente transnazionale – non è diverso da quelli del passato. Ciò che ne accresce il pericolo è tuttavia la concentrazione in poche mani di ricchezze e potere come mai prima nella storia umana. Tecnologie invasive, disinformazione e propaganda hanno raggiunto livelli senza precedenti. La sorveglianza è capillare e pervasivo il dominio sulle coscienze degli individui.
Oltre alla dimensione politica o geopolitica, sono i conflitti economici e di distribuzione di ricchezza tra stati, corporazioni e individui a muovere le forze che sottocoperta dettano l’agenda ai decisori politici. Nei paesi capitalisti, allo stato (minimo, indigente e impotente) è affidato il compito di tutelare la ricchezza delle classi dominanti, in una cornice di legalità formale e mantenimento dell’ordine pubblico. Le elezioni non hanno alcun impatto, cambia solo l’umore popolare se l’inquilino della Casa Bianca ha lo sguardo pirotecnico di D. Trump o quello senile, ma rassicurante, di J. Biden, entrambi maschere di carattere affatto fungibili: la ricchezza resta comunque concentrata in cima alla piramide. Nei protettorati europei lo sconforto è ancora maggiore. In Italia, poi, la pratica d’asservimento a interessi altrui è tristemente consolidata: destra, centro e sinistra si occupano d’intrattenimento serale, mentre il paese si avvia verso un cupo declino, sociale, culturale e demografico.
La rivalità tra il corporativismo americano – aggrappato agli esorbitanti privilegi di cui gode dalla fine del secondo conflitto mondiale – e i paesi sfidanti, con Cina e Russia in prima fila (insieme ad altri) è centrata sulla diversità istituzionale dei rispettivi sistemi di controllo della ricchezza: in America, gli asset economici e sociali sono in mani private, mentre nei contender states essi sono vigilati dalle classi di stato (seppure secondo intensità e forme diverse da paese a paese). Davanti al pericolo che tale modello possa esondare oltre frontiera, l’oligarchia americana è preda di un’angoscia dolorosa e pericolosa.