Quali obiettivi strategici e quali rischi tollerabili?
In realtà, è possibile che questo obiettivo strategico fosse sul tavolo fin dall’inizio. A marzo più di un mese prima che gli Stati Uniti annunciassero la loro nuova linea politica, Chas Freeman, ex vicesegretario alla Difesa per gli affari di sicurezza internazionale, affermava: “Quello che stiamo facendo più che accelerare la fine dei combattimenti e un qualche tipo di compromesso, sembra mirare a prolungare il conflitto dando sostegno alla resistenza ucraina – che è una nobile causa, immagino, ma […] causerà numerosi morti tra gli ucraini così come tra i russi.” L’osservazione di Freeman mette in luce una verità scomoda: i due obiettivi bellici dell’America non sono compatibili tra loro. Laddove un’iniziativa umanitaria dovrebbe tendere a limitare la devastazione e a porre fine rapidamente alla guerra, l’obiettivo strategico di indebolire la Russia richiede una guerra prolungata con il massimo grado di distruzione, una guerra che prosciughi la Russia gli uomini e mezzi sul campo di battaglia in Ucraina. (…)
Il 27 febbraio, tre giorni dopo l’inizio dell’invasione russa, Vladimir Putin ha annunciato che avrebbe innalzato lo stato di allerta delle forze nucleari russe in risposta alle “dichiarazioni aggressive” dei leader occidentali. A maggio, un consulente della comunicazione di Putin ha avvertito il primo ministro britannico che le sue dichiarazioni e le sue azioni rischiavano di esporre l’Inghilterra a uno tsunami radioattivo generato da uno dei siluri nucleari per attacchi terrestri di cui dispone la Russia. Questo e altri ammonimenti russi circa la guerra atomica sono stati liquidati da quasi tutti gli organi di informazione occidentali come mera propaganda. Tuttavia, ventiquattro ore dopo l’annuncio di Putin del 27 febbraio, le forze armate statunitensi hanno alzato lo stato di allerta a Defcon 3 per la prima volta dagli attacchi del 2001 alle torri Gemelle. Il risultato è che oggi entrambi i paesi sono più prossimi a uno stato di allerta immediata, il che aumenta la possibilità che un incidente, un errore di calcolo politico o uno sbaglio del computer portino a uno scontro nucleare. (…)