Las rupturas de la era digital
Attraverso l’algoritmo i dati vengono elaborati per ordinare la realtà. I problemi legali che più frequentemente sorgono hanno a che fare con l’attività degli algoritmi, non con la precedente regolazione di essi che non ha una configurazione normativa ma esprime un’azione del processore del computer precedentemente definita da esseri umani che, con istruzioni inappropriate, possono provocare danni ad altri essere umani. Ma il dato ancor più inquietante è un altro. Gli algoritmi, sottolinea Balaguer, «sono inseriti in processi decisionali pubblici» che, incidendo sul sistema delle fonti del diritto, mettono in discussione il principio «che non possono esservi al di fuori del circuito rappresentativo della democrazia pluralista ambiti di regolazione che incidono sui diritti».Alla luce della costituzione la loro garanzia non dovrebbe, cioè, essere compromessa dal fatto «che la loro lesione avviene attraverso procedure informatiche che utilizzano algoritmi».
Ciò è, invece, quanto materialmente accade attraverso quelle che l’autore definisce Las rupturas de la era digital (“rotture costituzionali”). Il mondo è sempre più governato da algoritmi progettati da aziende globali che minano gli elementi essenziali del costituzionalismo. I diritti fondamentali si svuotano di densità a favore di una loro configurazione strumentale a garanzia della sicurezza del traffico economico (diritti dei consumatori, degli utenti, protezione dei dati personali). Si svuota la democrazia costituzionale come processo pubblico, plurale e partecipativo. Si rompe il rapporto tra realtà fisica e realtà virtuale, la prima è ancora regolata dallo Stato attraverso il diritto pubblico mentre la seconda ha una portata globale ed è prevalentemente ordinata dal diritto privato.
Queste “rotture costituzionali” sono molto diverse da quelle che hanno strutturato il costituzionalismo. Queste storicamente hanno avuto a che fare con l’impianto rivoluzionario della costituzione nel mondo moderno, sono tutte avvenute all’interno dello Stato e in relazione all’ordinamento del potere statale. Al contrario, le rotture in atto nel XXI secolo si collocano al di fuori dello Stato e configurano un mondo in cui il potere dello Stato non raggiunge più gran parte della realtà da esso precedentemente ordinata. Abbiamo per un certo periodo coltivato la speranza, confessa l’autore de La constitución del algoritmo, di una democrazia 2.0 che sarebbe stata favorita dal Web 2.0. Ma «questa si è rivelata un’illusione», presto è arrivato l’incubo del progressivo monopolio dello spazio pubblico da parte delle grandi aziende tecnologiche». Attori globali che«dominano i processi di comunicazione nel mondo e configurano lo spazio pubblico in base ai loro interessi economici, promuovendo divisioni, conflitti, frammentazione e radicalizzazione della politica».