Leopoli-Lviv, Ukraine, II missione Safe Passage, 6-12 aprile 2022
Massimo 20 litri di diesel per chi viaggia verso l’Ucraina.
In Slovacchia una bella rotonda con al centro un carrarmato nazista schiacciato da uno dell’Armata Rossa.
In Polonia mi ha chiesto Roman (lavora nel B&B che ci ha ospitato) “Are you Italian?” ho risposto “Yes””, “You go to war?”, “No: humanitarian aid”, Gli ho chiesto: “You see many Italian that go to war?” “Yes!”
Maria, la traduttrice ucraino-napoletana, mi presenta le sue figlie in videocal. Le chiedo dove sono e lei risponde che sono a Cherson, “loro hanno provato scappà, ma non ci sono riuscite”.
A Leopoli solo donne che guidano filobus, alle poste, negli hotel, gli uomini adulti dopo due settimane sono diventati rari.
Mi chiedevo dove trovassero tutta quella sabbia da mettere nei sacchi, poi ho visto un magnifico palazzo asburgico con le finestre del primo piano coperte di libri, chissà.
Il concerto in stazione a Leopoli non parte, il musicista stava aspettando la sedia, sulla sedia c’era un soldato che appendeva la bandiera Ucraina.
Nessuno sorride mentre le fisarmoniche si allargano e restringono, eppure è bellissimo.
Alla frontiera tante linee, dovunque, bianche e rosse, bianche, rosse, una dopo l’altra. Quella più importante, la porta che ci separa dal nostro unico giudice, ha un fil di ferro che tiene su il cardine superiore.
Ci scambiamo caramelle mentre il fucile è rivolto verso di me, senza alcuna minaccia.
Non ho mai desiderato tanto che qualcuno usasse un timbro.
Mentre aspettavo, una signora incitava la figlia a sbrigarsi coi documenti, la figlia dopo10 minuti le ha urlato qualcosa, non ho potuto non ridere, abbiamo riso tutte.
Abbiamo scavato una mortadella tra le guardie polacche e ucraine con un hopinel verde, era buonissima e noi eravamo felici.
Abbiamo attraversato il confine, e Volodymyr ha detto che è la legge che è sbagliata “non puoi spaccare tutti attraverso ginocchio perché umani non sono mattoni”. Se me l’avessero detto il primo giorno a giurisprudenza…