IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

Emancipazione e de-emancipazione nella costituzione liberale

Al centro de “La questione comunista” di Domenico Losurdo (Carocci, 2021) la critica radicale del liberalismo teorico e storico. Ma anche il riconoscimento del suo messaggio virtualmente emancipatorio. Una lezione di metodo che interroga anche la nostra critica dell’antropologia e della costituzione neoliberale.

Ciò non significa che la sua Controstoria del liberalismo sia solo «una controstoria della biografia intellettuale di alcuni pensatori liberali». Losurdo mette a nudo tanto le aporie costitutive del liberalismo classico quanto le clamorose zone d’ombra del «liberalismo applicato», del liberalismo dei governanti nel mio lessico. Le tre clausole d’esclusione a lungo presenti negli ordinamenti liberali (quella censitaria, quella razziale, quella di genere) sono state esplicitamente teorizzate – sottolinea più volte – da Locke, John Stuart Mill, Tocqueville e ripetutamente fatte proprie dalle classi dirigenti liberali.

Chi le rimuove è, per Losurdo, un cultore non della storiografia ma dell’agiografa. Chi le rimuove sorvola sulla contrapposizione che ha attraversato la Costituzione prima formale e poi materiale degli Stati Uniti tra «persone libere» (i bianchi) e il «resto della popolazione» (gli schiavi neri). E ancora ai giorni nostri la logica che sottende la «democrazia per il popolo dei signori» è ben lungi dall’essere dileguata. Possiamo ben ammirare le garanzie giuridiche e il governo della legge negli Stati Uniti, ma che ne è di tutto ciò – osserva Losurdo – per i detenuti di Guantanamo? E il principio della limitazione del potere, che è merito della tradizione liberale aver affermato, svolge un ruolo reale nel rapporto che l’Occidente e gli Stati Uniti istituiscono col resto del mondo?

Per Losurdo, sia sul piano della teoria che della pratica politico-sociale, il liberalismo è sorto come celebrazione non della libertà universale ma di una comunità dei liberi ben determinata. Anzi, è con la modernità liberale che il processo di de-umanizzazione dello schiavo raggiunge il suo apice: la schiavitù ancillare cede il posto alla schiavitù-merce su base razziale, trova la sua consacrazione nella Costituzione americana e sussiste per lungo tempo anche dopo la sua formale abolizione.

Le ipocrisie costituzionali dello Stato liberale

Eppure la Controstoria del liberalismo non è il controcanto del Libro nero sul comunismo. Non è un “Libro nero sul liberalismo”. E non lo è perché – a sottolinearlo è lo stesso Losurdo in un’intervista del maggio 2013Controstoria del liberalismo «ospita un paragrafo finale sull’eredità permanente del liberalismo in cui faccio appello alle correnti anticapitaliste, ai comunisti, perché non sottovalutino questa eredità permanente.

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