IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

Emancipazione e de-emancipazione nella costituzione liberale

Al centro de “La questione comunista” di Domenico Losurdo (Carocci, 2021) la critica radicale del liberalismo teorico e storico. Ma anche il riconoscimento del suo messaggio virtualmente emancipatorio. Una lezione di metodo che interroga anche la nostra critica dell’antropologia e della costituzione neoliberale.

La lapidaria affermazione contenuta a pagina 93 non lascia adito a dubbi. «L’elaborazione della teoria marxista e comunista della libertà è stata resa ulteriormente difficile dall’attesa dell’estinzione dello Stato dopo un breve periodo di transizione. Messa a confronto dall’esaltante prospettiva del dileguare del potere in quanto tale, la limitazione del potere mediante il governo della legge, mediante la rule of law, non poteva che apparire come una libertas minor, formale, destinata a dileguarsi assieme allo Stato».

Chi ha intravisto in queste affermazioni un cedimento trasformista di Losurdo nella sua lotta corpo a corpo con liberalismo e liberalsocialismo, ha sottovalutato un risalente asse della sua ricerca. E vede trasformismo laddove c’è un sano revisionismo di una tradizione volgare del marxismo che Losurdo affida ad una citazione di Lucio Lombardo Radice: «Il mondo evolve, ma le verità del mondo che tramonta sono raccolte dal nuovo mondo».

Un’esemplare lezione di metodo, di sano revisionismo. Losurdo è implacabile con il revisionismo storico, ideologico, del ‘900, ma si propone anche di innovare profondamente una maggioritaria tradizione del marxismo, riconoscendo i meriti e i punti di forza della storia del pensiero liberale.

Come limpidamente emerge in alcuni passaggi di Controstoria del liberalismo. Dopo aver ricostruito i crimini imputabili all’ideologia liberale – schiavismo, razzismo, sfruttamento classista – Losurdo osserva come «proprio da questa ricostruzione storica emergono i reali meriti e i reali punti di forza del liberalismo. Dando prova di una straordinaria duttilità, esso ha cercato costantemente di rispondere e adattarsi alle sfide del tempo. Il liberalismo ha saputo apprendere dal suo antagonista ben più di quanto il suo antagonista abbia saputo apprendere dal liberalismo. Soprattutto, l’antagonista non ha saputo apprendere quello che costituisce il secondo grande punto di forza del liberalismo, il problema decisivo della limitazione del potere. Assumere l’eredità di questa tradizione di pensiero è un compito assolutamente ineludibile».

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