La prospettiva di una società internazionale pluralista
Non necessariamente, tuttavia, il richiamo a Grozio è coinciso con l’affermazione di una concezione normativa e idealistica dei rapporti internazionali: un’interpretazione diversa della “tradizione groziana” è stata offerta, sempre nella seconda metà del Novecento, da teorici delle relazioni internazionali come Martin Wight e soprattutto Hedley Bull, che rinveniva nel De iure belli ac pacis un modello di ordine alternativo tanto al realismo quanto all’ideale di una civitas maxima e basato sull’assunto che… “rulers and peoples might constitute a society among themselves, an anarchical society or society without government“.
Grozio aiuterebbe a pensare una società internazionale pluralista, composta da Stati sovrani che riescono a darsi regole comuni e a cooperare anche in assenza di un potere ad essi sovraordinato, risultando perciò molto vicino a quelle che sono state le coordinate effettive del sistema inter-statualistico moderno. Anche in questo caso, comunque, l’accento è posto su quegli aspetti della riflessione groziana che possono apparire rilevanti per il nostro mondo. La possibilità di avvicinare così tanto i contenuti del De iure belli ac pacis alle coordinate di un ordine che si sarebbe delineato solo dopo la sua morte rischia tuttavia di essere anacronistica (…)
Il problema della modernità di Grozio
Oltre a questi tentativi di attualizzare Grozio, non sono mancate nel Novecento – come si diceva – letture maggiormente indirizzate alla comprensione storica del suo pensiero, che, anche al di là dell’ambito internazionalistico, hanno contribuito all’indagine critica sulle fonti, sul contesto, sui presupposti teologici, filosofici, della teoria groziana, anche grazie allo stimolo delle numerose iniziative che hanno accompagnato il quarto centenario della nascita del giurista olandese e della fondazione, nel 1980, della nuova serie della rivista “Grotiana”. Punto cruciale in questo caso è quello della modernità di Grozio: gli interpreti più o meno recenti hanno dovuto costantemente domandarsi quali siano stati i debiti con la tradizione classica, medievale, scolastica, umanistica e quali gli elementi di originalità che invece, sul piano teorico, metodologico o politico, preludono a un paradigma o almeno a un orizzonte di problemi nuovi. Le risposte sono state quanto mai variegate e hanno messo in rilievo sia la continuità con il passato sia, all’opposto, la discontinuità.