IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

Il commercio estero tedesco tra norme europee, Usa, Cina

La Cina è il più importante partner commerciale della Germania. Ma la forte spinta USA, sostenuta dal partito americano presente in Europa, punta a ridurre al massimo i rapporti con il gigante asiatico.

La tassa sulle emissioni di carbonio

Alla fine del 2022 l’UE ha approvato la creazione di una tassa sulle emissioni di carbonio alle sue frontiere con il varo del cosiddetto Carbon Border Adjustment Mechanism (ABAM) e questo parallelamente alla riforma del mercato interno sempre del carbonio che mira a far pagare di più alle imprese dell’Unione il vero prezzo dei danni da CO2. La nuova tassa verso i paesi extra-UE, che entrerà pienamente in funzione nel 2026, copre al momento sei settori, l’acciaio: l’alluminio, i concimi, il cemento, l’elettricità e l’idrogeno, che pesano insieme per il 60% delle emissioni di CO2 industriale nell’area (Camfin, 2023). Ma nel 2025 il sistema sarà esteso per coprire anche i beni industriali maggiormente trasformati. Nessun paese al mondo ha finora introdotto una misura simile, per cui sarà facile accusare l’Unione di protezionismo. Il rischio sarà dunque quello di lanciarsi in una guerra commerciale in nome del clima.
L’Australia è apparsa molto critica del progetto, dal momento che essa esporta nel mondo molto carbone ed è preoccupata non tanto per le sue vendite in Europa, che rappresentano una quota molto bassa del totale, ma per le possibili ripercussioni indirette sui prezzi delle materie prime australiane sui mercati più importanti, Asia in generale e Cina in particolare; la Russia esporta alluminio ed acciaio, nonché fertilizzanti, la Turchia cemento, l’Ucraina fertilizzanti, mentre anche gli Stati Uniti appaiono preoccupati e si registra anche qualche protesta della Cina (Dell’Aguzzo, 2021). La misura rischia in ogni caso di danneggiare i paesi in via di sviluppo, che avrebbero bisogno di aiuti ed esenzioni per farvi fronte. Per altro verso, la tassa punta anche ad evitare la delocalizzazione della produzione al di fuori dei confini della UE.
La Germania non sembra avere comunque ostacolato in qualche misura il provvedimento, ma non si sa cosa succederà quando, nel 2025, si toccherà il delicato tema dei beni maggiormente trasformati, area in cui la sensibilità del paese appare molto più elevata. I pasticci dell’UE saranno allora più probabili e la tentazione di ostacolare le esportazioni cinesi da parte di Bruxelles più plausibili. Ma la Germania e forse anche la Francia resteranno probabilmente vigilanti.

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