IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

Il convitato di pietra nella revisione del Patto di stabilità: la BCE

La riforma del Patto di stabilità avanzata dalla Commissione tace su un punto cruciale dell’assetto complessivo dell’eurozona: il ruolo della BCE e l’intangibilità del dogma della separazione tra politica monetaria e politiche di bilancio.

La BCE rappresenta il “lato oscuro” delle nuove regole fiscali proposte dalla Commissione anche per un’altra ragione. L’uovo di Colombo della riforma proposta novembre scorso sta nella negoziazione di un piano di rientro dal debito tra singolo Stato e Commissione: per gli Stati più indebitati, il potere di condizionamento dei mercati e della stessa BCE nella delicatissima fase delle trattative si rivelerà cruciale. Se quest’ultima vorrà far pendere i rapporti di forza da una parte piuttosto che da un’altra, non avrà che da accelerare la dismissione dei titoli pubblici che già detiene e/o non aprire l’ombrello del nuovo Trasmission Protection Instrument, lasciando lo Stato indebitato in balia degli spread (Guazzarotti).

Neutralizzare la BCE con il nuovo MES?

Il lettore avvertito sa anche che la BCE non può spiegare al massimo la sua funzione di difesa dell’eurozona (acquistando i titoli pubblici di Stati minacciati dal default, cioè – in pratica – dall’uscita dall’euro), senza l’ulteriore supporto del famigerato Meccanismo europeo di stabilità (MES), ossia del “fondo salva-stati”. L’arma decisiva della BCE, infatti, è costituita ancora dall’Outright Monetary Transaction (OMT; acquisto di titoli pubblici all’emissione), la cui minaccia è stata sufficiente a calmare i mercati nell’estate del 2012. Ma ciò può avvenire solo nei confronti degli Stati che hanno accettato l’assistenza del MES.

E con il MES veniamo, conclusivamente, all’altro silenzio imbarazzato della proposta della Commissione di revisione del Patto di stabilità e crescita. Il MES è un “veicolo finanziario” che presta assistenza finanziaria agli Stati membri a rischio di default a fronte di una “rigorosa condizionalità” (art. 136.3 TFUE). In pratica, si tratta, per gli Stati più indebitati, di un vero e proprio commissariamento da parte del MES, la cui trazione è – e rimarrà – tedesca (il direttore generale è stato, per 10 anni, il tedesco Regling; attualmente è il lussemburghese Gramegna; solo Francia e Germania hanno un potere di veto sulla nomina e sul rinnovo).

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