La tecnologia opera alla superficie della vita e quindi sembra possibile adottare una tecnologia straniera senza mettersi in pericolo di perdere il possesso dell’anima propria. Manco a dirlo, quest’idea secondo cui l’adozione di una tecnologia straniera comporta soltanto rischio limitato può essere uno sbaglio di calcoli. La verità a quanto pare, è un’altra. E cioè tutti i vari elementi di una struttura culturale sono intimamente connessi, di guisa che, se si abbandona la propria tecnologia tradizionale e si è adotta invece una tecnologia straniera, l’effetto di questo cambiamento non si limiterà alla superficie tecnologica della vita ma si farà strada via via sino a raggiungere le profondità, finché tutta la propria cultura tradizionale non sia minata e tutta la cultura straniera non sia entrata, un pezzo alla volta, attraverso la breccia che il cuneo tecnologico ha aperto nell’anello esterno delle difese culturali.
Nella Cina, Corea e Giappone di oggi, a un secolo o più dall’epoca in cui la moderna tecnologia occidentale cominciò a penetrarvi, vediamo attuarsi sotto i nostri occhi questi ulteriori effetti rivoluzionari sul tessuto globale della loro cultura. (…) Eppure, quand’anche avessero sospettato le forze latenti che questo cavallo di Troia a propulsione meccanica generava nel suo ventre di ferro, essi probabilmente non sarebbero riceduti dalla decisione di farlo entrare. Vedevano infatti chiaramente che, se esitavano ad adottare la straniera tecnologia occidentale, sarebbero subito soggiaciuti a conquistatori occidentali muniti di armi a cui non avrebbero potuto reagire. Il pericolo esterno di conquista da parte di qualche Potenza occidentale era la minaccia immediata con cui dovettero fare i conti quegli statisti estremo orientali dell’Ottocento. (…)
Il veleno del nazionalismo
La serie di incontri fra mondo e Occidente che costituisce argomento di questo libro ci fornisce un esempio classico del male che può provocare un’istituzione quando venga staccata dal suo sistema sociale originario e inviata nel mondo a far conquiste da sola. Durante l’ultimo secolo e mezzo abbiamo visto la tarda istituzione politica occidentale degli “stati nazionali” erompere dai confini della natia Europa occidentale e segnare il suo cammino di persecuzione, sfratti e massacri diffondendosi all’esterno in Europa orientale, Asia sud occidentale e India, tutte regioni dove gli “stati nazionali” non facevano parte integrante di un sistema sociale indigeno, ma costituivano un’istituzione esotica deliberatamente importata dall’Occidente non già perché, messa alla prova, fosse risultata adatta alle condizioni locali di questi mondi non occidentali, ma semplicemente perché la potenza aveva conferito alle istituzioni politiche dell’Occidente un prestigio irrazionale ma irresistibile per i non occidentali.