IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

Il mondo e l’Occidente di Toynbee

L’Occidente, per Arnold Toynbee, si sente portatore e veicolo di ciò che di meglio la storia abbia mai prodotto: progresso tecnico, dinamismo economico, libertà e democrazia. E si sente “innocente”.

Il danno provocato dall’applicazione di tale istituzione occidentale degli “stati nazionali” in queste regioni dove costituisce importazione esotica è incomparabilmente maggiore di quello da essa causato in Gran Bretagna, Francia e altri Paesi occidentali dove era, non già un’innovazione artificiosamente introdotta, ma una spontanea vegetazione nativa.

Possiamo vedere perché la stessa istituzione ha sortito effetti diversissimi in questi due ambienti sociali. L’istituzione degli “stati nazionali” è stata relativamente innocua in Europa occidentale per la stessa ragione che spiega come vi sia sorta; e cioè perché in Europa occidentale, corrisponde al rapporto locale fra la distribuzione delle lingue e l’allineamento delle frontiere politiche. In Europa occidentale, per lo più la gente che parla la stessa lingua è ammassata in un singolo blocco compatto di territorio con un confine linguistico piuttosto ben definito  (…)

La verità è che ogni struttura culturale storica è un tutto organico dalle parti interdipendenti, di guisa che, se ne viene staccata una parte, quella parte isolata e il tutto mutilato si comporteranno diversamente da come si comportavano quando la struttura era intatta. Ecco perché quel che a un uomo è pane può essere veleno per un altro; e un’altra conseguenza è che “una cosa porta ad un’altra”. Se da una certa cultura si sfalda una scheggia e la si introduce in un corpo sociale estraneo, questa scheggia isolata tenderà a trascinarsi appresso, nel corpo estraneo in cui s’è insediata, gli elementi costitutivi del sistema sociale dove la scheggia è di casa e da cui è stata staccata innaturalmente con la forza. La struttura infranta tende a ricostituirsi in un ambiente straniero in cui si sia fatta strada una delle sue componenti. (…)

La nostra indagine avrà chiarito che l’accoglimento di una cultura straniera e impresa penosa e rischiosa; e l’istintiva ripugnanza della vittima a innovazioni che minacciano di sconvolgere il modo di vita le rende ancora peggiore quell’esperienza; poiché ricalcitrando la vittima diffrange il raggio culturale straniero nelle sue componenti; poi accoglie a denti stretti la più triviale, e quindi meno sconvolgitrice, fra queste schegge velenose di un modo di vita straniero, nella speranza di potersela cavare con quella sola concessione; e infine, siccome una cosa porta inevitabilmente all’altra, si trova costretta ad accogliere un po’ alla volta tutto il resto della cultura intrusa. Non c’è da meravigliarsi che l’atteggiamento normale della vittima verso una cultura straniera intrusa sia di opposizione e di ostilità e si ritorca contro di essa.

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