IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

La guerra è nell’interesse dell’Italia?

Essere cobelligeranti è nell’interesse nazionale? L’Italia si ritrova nelle condizioni di maggiore debolezza, perché è troppo grande per arrabattarsi e, allo stesso tempo, troppo piccola e fragile

Le conseguenze istituzionali

Le istituzioni ne escono malconce tanto dal punto di vista del loro rapporto con il popolo che dal punto di vista del loro funzionamento rispetto al parametro costituzionale. Per il primo aspetto, perché la crescente divaricazione tra l’opinione pubblica e politica governativa ripropone, e accresce, la distanza tra istituzioni e popolo già manifestatasi nel 2018, con la decisiva differenza che, ora, questa divaricazione non trova più una qualche canalizzazione politica. I guasti sociali che questo può provocare non solo difficili da immaginare: o rassegnazione o rivolgimenti, rispetto ai quali non si sa cosa sia il peggio. Per l’altro aspetto, perché le abbreviazioni costituzionali sperimentate (per lo più a ragione) durante la pandemia vengono estese, con incredibile disinvoltura, anche ai comportamenti governativi sullo scacchiere della guerra: il Parlamento non ne è investito se non una tantum e solo per rilasciare una delega in bianco e il Presidente del Consiglio si rifiuta di discutere della guerra innanzi alle Camere “perché non ci sono novità rispetto a quanto deliberato all’inizio”. Dov’è – verrebbe da chiedersi – la democrazia che andiamo a difendere in Ucraina se su decisioni come la guerra che investono la vita e il destino dei cittadini il Parlamento è silenziato. Qualcuno ha ricordato che lo stesso era avvenuto per l’intervento dell’Italia nella Grande Guerra e poi nella Guerra Mondiale: come dire che la guerra è una cosa troppo seria per lasciare che il popolo interloquisca. Ma cento anni non dovrebbero essere passati inutilmente. E, poi, si è visto come sempre è finita: nel primo caso con 650.000 morti e il fascismo, nel secondo 400.000 morti tra militari, partigiani e civili e un intero paese distrutto.
Quel che avviene nella politica e nelle istituzioni si riflette nel trend negativo cui sta andando incontro il sistema dell’informazione. Anche in questo caso si tratta di un processo risalente. Ma mai prima si era dovuto registrare un suo schieramento così militante/militare. Accade, talvolta (fortunatamente), che si vedano i conduttori televisivi sentirsi in dovere di “reinterpretare” gli “esperti indipendenti” chiamati nei loro talk-show quando le loro narrazioni sembrerebbero prestarsi a “fraintendimenti” (“Lei sicuramente voleva dire che …”) e/o di fermare i loro “inviati” quando si avventurino in commenti un po’ eterodossi (“la strage dei sindacati ad Odessa è un aspetto troppo complesso di cui adesso non possiamo discutere …”). Accade, invece, quasi sempre che ai commenti “spiacevoli” dei partecipanti invitati per “rappresentare” le altre opinioni e fare dibattito seguano subito le immagini di un reportage che sembra voler mostrarne l’inaffidabilità e la faziosità. Ed accade anche che un giornalista sia censurato perché, intervistando il Ministro degli Esteri russo, non lo abbia “inchiodato” alle sue responsabilità: come se l’intervista dovesse essere un processo e il giornalista un P.M.

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