IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

La pace tra messianismo e funzionalismo dell’UE

La pace evocata da Draghi e quella di Mattarella hanno un senso profondamente diverso: possono occultare o disvelare l’esigenza di scegliere se fiancheggiare o contrastare l’unipolarismo statunitense al tramonto

Tanto il discorso del Presidente della Repubblica Mattarella all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Strasburgo, 27 aprile), che quello del Presidente del Consiglio al Parlamento europeo del 3 maggio sono pieni di richiami alla pace. Essi si muovono, tuttavia, su due piani diversi, schematicamente inquadrabili nella dicotomia “messianismo/funzionalismo”. Secondo uno dei più autorevoli studiosi dell’integrazione europea, Joseph Weiler, entrambi questi dispositivi di legittimazione del potere presuppongono l’impossibilità di legittimare l’integrazione europea sulla democrazia (c.d. input legitimacy). Ma mentre il funzionalismo poggia la legittimazione dell’UE sui suoi risultati pratici e la capacità delle istituzioni europee di risolvere i problemi meglio dei singoli Stati membri, c.d. output legitimacy, il messianismo punta sull’intrinseca capacità del gesto messianico, l’indicazione al popolo di una meta comune cui tendere nel lungo-lunghissimo periodo, prescindendo da una pragmatica comparazione dei risultati pratici attesi nel breve/medio periodo (Weiler).

Draghi esordisce invocando l’urgenza dell’azione (“Dobbiamo muoverci con la massima celerità”), il pragmatismo («Abbiamo bisogno di un federalismo pragmatico»), per promuovere esplicitamente la revisione dei Trattati al fine di sostituire l’unanimità di certe decisioni con il voto a maggioranza. Il discorso continua magnificando la capacità reattiva dell’UE alla crisi dell’Eurozona (sic!) e, soprattutto, a quella pandemica (il NGEU), per poi far collassare l’apologia dei traguardi di «pace, prosperità, un modello sociale di cui essere fieri» in un ricettario pratico sugli investimenti nella difesa. La spesa in sicurezza degli Stati dell’UE è ben tre volte quella della Russia, ma si disperde colpevolmente in ben 146 sistemi di difesa (mentre gli USA ne avrebbero solo 34), così che questa «distribuzione di risorse profondamente inefficiente (…) ostacola una vera difesa europea. L’autonomia strategica nella difesa passa prima di tutto attraverso una maggiore efficienza della spesa militare in Europa. È opportuno convocare una conferenza per razionalizzare e ottimizzare gli investimenti».

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