In perfetto stile funzionalista, alla costruzione di tale difesa comune per esigenze di risparmio ed efficienza dovrà seguire «una politica estera unitaria, e … meccanismi decisionali efficaci», perché «(u)n’Europa capace di decidere in modo tempestivo, è un’Europa più credibile di fronte ai suoi cittadini e di fronte al mondo». La capacità di decidere e di agire è il fine intrinseco, a prescindere dalla meta verso cui questa Europa dovrebbe tendere. Nessun riferimento al disarmo e al ruolo che questo ha giocato nella storia europea prima e immediatamente dopo la fine della guerra fredda.
Come i neoliberali a partire dagli anni Settanta del secolo scorso tendevano a ridurre al minimo la discussione sui fondamenti antropologici del proprio modello di individuo e di relazioni sociali esclusivamente di mercato (la catallassi di Von Hayek), per spostare l’attenzione sugli «aspetti pragmatici, i dettagli operativi e la presunta efficacia del loro modello teorico nella gestione delle singole emergenze» (De Carolis, p. 158), così Draghi al Parlamento europeo.
La strada era in qualche modo tracciata, posto che il Consiglio europeo (di cui Draghi fa parte) aveva da pochi giorni approvato lo “Strategic Compass”, debitamente menzionato nel discorso del nostro Presidente del Consiglio. Strategic Compass che è un’apoteosi del funzionalismo pragmatico: Azione, Sicurezza, Investimenti e Partner sono le parole d’ordine. Con queste l’UE si propone di promuovere «un processo decisionale rapido e più flessibile», assistito da «una maggiore solidità finanziaria» (Azione); potenziare la capacità di anticipare le minacce, tra l’altro con strumenti contro «la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri», nonché «estendendo le presenze marittime coordinate ad altre zone, a cominciare dalla regione indo-pacifica» (Sicurezza); «aumentare e migliorare la spesa nel settore della difesa e migliorare lo sviluppo e la pianificazione delle capacità [militari all’avanguardia]», con creazione di «un nuovo polo di innovazione nel settore della difesa in seno all’Agenzia europea per la difesa» (Investimenti); «rafforzare i partenariati strategici con la NATO e le Nazioni Unite», nonché con l’OSCE, l’UA e l’ASEAN, senza trascurare il rafforzamento dei partenariati bilaterali, quali quelli con gli Stati Uniti, Norvegia, Canada, Regno Unito e Giappone (Partner).