IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

La pace tra messianismo e funzionalismo dell’UE

La pace evocata da Draghi e quella di Mattarella hanno un senso profondamente diverso: possono occultare o disvelare l’esigenza di scegliere se fiancheggiare o contrastare l’unipolarismo statunitense al tramonto

Il messianismo è, poi, intrinseco al riferimento che Schuman fa al dovere dell’Europa di «proseguire nella realizzazione di uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del continente africano». Un ideale che, seppure intriso del neo-colonialismo dell’epoca, dovrebbe continuare a interrogarci oggi, quando il proseguire della guerra in Ucraina rischia di creare ripercussioni disastrose nel Sud del Mondo (crisi alimentare).

Non si sarebbe trattato – sempre per Weiler – di un progetto meramente utilitarista, bensì di una visione capace di legare assieme la tradizione illuminista (con la proposta di trattare da eguale la Germania, in antitesi con la logica punitiva di Versailles) con quella cristiana (il perdono e l’invocazione dell’amore e della grazia: i Padri fondatori, come noto, erano tutti cattolici praticanti: Adenauer, De Gasperi, Schuman e lo stesso Monnet).

Diritti umani e democrazia poterono essere inizialmente messi tra parentesi, non perché il progetto fosse solo freddamente tecnocratico, ma proprio perché il suo intrinseco messianismo (la pace) bastava a fornire l’idealismo necessario al progetto, che pure si sostanziava di interessi nazionali vecchia maniera (l’Europa quale ancora di salvataggio dei vecchi e indeboliti Stati-nazione: Milward; o, più crudamente, dei vecchi imperi coloniali: Snyder).

L’apparente successo dell’UE nel pacificare il continente attraverso la cooperazione economica (Nobel per la pace del 2012) è un’illusione pericolosa, perché rende incomprensibile il messianismo delle origini (ancora Weiler).

Se perde questo messianismo delle origini, l’UE perde la capacità di legittimarsi: il solo funzionalismo non basterà a schermarla dai conflitti insiti in una governance a-democratica.

Questo messianismo delle origini è imperniato sulla pace, nonostante i riferimenti alla pace compaiano nei Trattati (artt. 3.1 e 3.5, 21.2.c), 42.1, 43.1 TUE; artt. 347 TFUE) assai meno frequentemente di quelli alla concorrenza. Nella sua azione esterna, in particolare, l’Unione si prefigge di «preservare la pace, prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale, conformemente agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite, nonché ai principi dell’Atto finale di Helsinki e agli obiettivi della Carta di Parigi (…)» (art. 21.2.c), TUE).

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