La nostra proposta di un Agenzia europea del debito
Come fare allora per trasformare la cura in prevenzione, senza però contravvenire al divieto di mutualizzazione e senza indebolire la disciplina, aumentando il rischio di “azzardo morale”, per cui gli stati, sentendosi “coperti”, “sbracano” nei conti facendo “spese folli”?
La risposta è ai miei occhi la trasformazione del meccanismo di stabilità in una agenzia europea del debito, chiamata a gestire per conto degli stati membri l’accesso al mercato, e sufficientemente solida per finanziarsi sul mercato per poi rifinanziare gli stati, filtrando, grazie alla sua credibilità, il rischio di fiammate irrazionali sui mercati stessi.
In questo senso vi sono varie proposte, italiane se guardiamo agli autori, ma europee nel loro respiro istituzionale, e tutte accomunate dall’idea che una gestione collaborativa del debito sia più efficiente di una gestione puramente concorrenziale, in cui i singoli stati cercano sui mercati il loro vantaggio a scapito di altri. Vale infatti la pena ricordare che il peggioramento, largamente indebito, della situazione di uno stato si riflette inevitabilmente nel miglioramento altrettanto indebito della posizione di altri stati. È la “fuga verso la qualità”: se vendo irrazionalmente titoli italiani, aumentandone il rendimento e quindi il costo per lo stato, comprerò altrettanto irrazionalmente titoli dei paesi del nord, diminuendone il rendimento e quindi il costo.
Mi concentrerò ora sulla proposta che da tempo vado facendo con i miei colleghi Belloni, Favero, Gobbi e Saraceno.
Nella nostra proposta, la European Debt Agency (EDA) ha come scopo di assorbire, nel tempo, tutto il debito pregresso degli stati membri e tutto il loro debito nuovo. Dico “nel tempo” perché la EDA entra in gioco quando una tranche del debito scade e deve quindi essere rifinanziata.
In quel momento, la EDA si procura denaro sui mercati emettendo obbligazioni a scadenza finita e finanzia lo stato membro (che quindi non emette più nuovi titoli) con un prestito perpetuo. Lo stesso meccanismo si applica per il finanziamento dei nuovi deficit.