IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

La Russia affama il mondo?

La Russia affama il mondo è’ il grido di battaglia di Ursula von der Leyen. C’è ora un concreto rischio di fame e di carestia, dicono a Bruxelles. E prima non c’era?

 L’arrivo dei russi

Indubbiamente, l’invasione russa dell’Ucraina ha ulteriormente aggravato una situazione già al limite di rottura in molti paesi, senza che peraltro la cosa avesse sino a quel momento emozionato oltre misura i politici ed i media occidentali.

Il prezzo del grano che era cresciuto sino a 280 euro la tonnellata prima della guerra ha ora raggiunto i 440 euro (e quello del mais i 314 euro). Qualcosa di simile si può dire per i fertilizzanti, mentre i russi fanno notare che anche le sanzioni occidentali hanno incrementato la volatilità dei prezzi e hanno reso difficili le esportazioni. Ma all’aumento dei prezzi hanno contribuito soprattutto forti speculazioni sui mercati dei futures, come testimonia un esperto del settore, intervistato su Il Manifesto del 1 giugno.

Per altro verso, il cambiamento climatico ha spostato le frontiere del dove il cibo può crescere. Il settore agricolo sta cercando di adattarsi alle temperature più calde e ad eventi atmosferici più estremi, all’innalzamento dei livelli del mare, siccità, inondazioni. Le frontiere della produzione di grano in Russia ed in Canada si spostano verso Nord, insieme a quelle del riso. La Russia in pochissimi anni è diventato il principale esportatore di frumento, mentre la produzione ucraina si è anch’essa incrementata notevolmente.

Negli ultimi anni la Russia e l’Ucraina hanno fornito il 28% del grano commerciato sui mercati mondiali, il 29% dell’orzo, il 15% del mais e il 75% dell’olio di girasole. La Russia è il primo esportatore mondiale di grano e l’Ucraina forse il quarto. Mentre le esportazioni ucraine sono quasi ferme per il blocco dei porti, alcune di quelle russe sono in difficoltà per le sanzioni finanziarie occidentali.

Tradizionalmente, il 98% delle esportazioni di cereali dell’Ucraina passavano per il porto di Odessa, ora bloccato. Pare che nel mese di aprile si sia riusciti ad esportare una quantità di grano pari soltanto al 20% di quella normale, mentre i raccolti di grano del paese si potrebbero ridurre quest’anno del 35%. (tra l’altro l’invio via treno dei cereali è scoraggiata dal diverso standard dei binari tra l’Ucraina e gli altri paesi europei). Nel frattempo diversi paesi, dall’India al Kazakistan, stanno bloccando le esportazioni, alimentando lo spettro di un aggravamento di una carenza globale di cibo.

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