La violenza dell’uomo è originaria. Freud lo ripete a più riprese: «coloro che preferiscono le fiabe sono sordi quando si parla loro della tendenza nativa dell’uomo alla “cattiveria”, all’aggressione, alla distruzione, e quindi anche alla crudeltà». E ancora: «La storia primordiale dell’umanità è piena di assassinii. Ancor oggi quella che i nostri figli imparano a scuola come storia universale non è in realtà altro che una lunga serie di uccisioni fra i popoli» [Freud, 140]. La storia dell’uomo non può essere separata secondo Freud dalla storia della violenza dell’uomo contro l’uomo: «anche noi, considerati in base ai nostri moti di desiderio, altro non siamo, come gli uomini primordiali, che una masnada di assassini» (Freud, 145).
Non resta che prendere atto che la guerra c’è davvero, e c’è nel cuore dell’Europa: dobbiamo concludere che il vecchio continente è diventato lo spazio periferico dove è possibile fare caccia grossa?
Testi di riferimento
Bourdieu, Controfuochi 2: per un nuovo movimento europeo, Manifestolibri, Roma, 2001.
Freud, Il nostro modo di considerare la morte, in Id., Considerazioni attuali sulla guerra e sulla morte (1915), in Id., Opere, vol. VIII, a cura di C. L. Musatti, Bollati Boringhieri, Torino, 1980.
Galli, Guerra, politica, nemico, in Id., Forme della critica. Saggi di filosofia politica, Il Mulino, Bologna, 2020.
Schmitt, Il Nomos della Terra nel diritto internazionale dello «Jus Publicum Europaeum» (1950), Adelphi, Milano, 1991.