IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

L’Italia e l’integrazione subalterna di Marcello de Cecco

Il mercato unico e l’Unione monetaria hanno esaltato i paesi che si erano in tempo attrezzati con amministrazioni pubbliche moderne e affondato quelli che credevano ingenuamente che mercato unico e unione monetaria avrebbero permesso loro di fare a meno dello Stato.

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Numerosi economisti hanno messo in evidenza nelle loro ricerche il formarsi di un nucleo centrale e di una periferia, all’interno della Ue, che seguono fedelmente le vicissitudini monetarie degli ultimi quindici anni. Paesi come l’Italia e la Spagna, ma anche la Gran Bretagna, se si esamina la struttura del loro commercio, sono venuti a differire, nelle loro relazioni commerciali, dal modello esibito dai paesi che sono stati capaci di mantenere fermi i tassi di cambio delle loro monete con quello del marco tedesco. Questo è particolarmente evidente se si considera il livello intra-industriale del commercio stesso, dal quale meglio si rilevano la specializzazione e l’integrazione tra paesi del centro dell’Unione europea.

Si può dire altresì che le traversie del mercato dei cambi hanno rafforzato ulteriormente la vocazione dei paesi a moneta debole, come l’Italia e la Spagna, a specializzarsi nell’esportazione di beni a limitato contenuto di tecnologia e a elevato contenuto di lavoro. Mentre hanno progressivamente abbandonato, e questo è vero in particolare per l’Italia, le esportazioni di beni di investimento e ad alto contenuto tecnologico. Il contrario sembra essere accaduto alla Francia e in qualche misura all’Inghilterra, mentre nel caso della Germania è stata evidente una maggior capacità del paese centro dell’Europa di mantenere la propria struttura industriale ed esportativa, se si fa eccezione per la débâcle continentale delle esportazioni di prodotti elettronici, che non ha risparmiato nemmeno la Germania.

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Tutto quello che si è appena detto, tuttavia, deve fare i conti con il dualismo accentuato dell’economia italiana che vede condizioni di piena occupazione nelle aree forti del paese, mentre quelle deboli mostrano percentuali di disoccupati elevate quanto e più di quelle registrate nei lander orientali della Germania.

La tradizionale soluzione a questo sfasamento è stata l’importazione di manodopera meridionale. Negli anni recenti questa è cessata, mentre sono stati importati lavoratori extracomunitari. Nel futuro, se tra le conseguenze dell’Unione monetaria si manifesterà quella di una più accentuata specializzazione produttiva all’interno della nuova area monetaria, non sarà difficile immaginare un rafforzamento ulteriore dei settori forti dell’industria italiana e un indebolimento ulteriore di quelli che hanno mostrato maggiore affanno in anni recenti. Tra i primi ci sono il sistema moda e la meccanica, tra i secondi quel che rimane dei settori caratterizzati da economie di scala e di quelli ad alta intensità di ricerca e tecnologia.

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