IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

L’UE salva i suoi valori o si autoassolve dai suoi errori?

L’approccio dell’economia politica e della sociologia dovrebbe frenare la hybris dei giuristi e dei costituzionalisti sostenitori della “democrazia militante” nell’UE: al traumatico affermarsi del modello della globalizzazione finanziaria e del capitalismo post-keynesiano l’UE si è dovuta trasformare in un meccanismo di adattamento dei suoi Stati membri. L’opzione illiberale di partiti nazional-populisti come il PiS polacco o Fidesz in Ungheria potrebbe non essere altro che la risposta adattativa al capitalismo internazionalizzato che determinate economie periferiche sono riuscite faticosamente a produrre, in un’alleanza tra capitale internazionale e nazionale che non contempla alcuna significativa partecipazione al patto sociale nazionale della classe lavoratrice (Gàbor Scheiring). L’eradicazione dell’identità della classe lavoratrice programmaticamente perseguita dal modello adattativo dell’UE ha abbandonato i lavoratori alle politiche identitarie perseguite dai governi di ciascuno Stato membro, con una tendenza verso nazionalismo e xenofobia, secondo uno scenario che accomuna tutte le società colpite dalla deindustrializzazione, a prescindere dalla loro storia e dai quarti di nobiltà liberaldemocratica posseduta dai singoli Stati. I valori conservatori e nazionalistici presenti in Polonia e Ungheria hanno senz’altro una coloritura particolare, per non essere stati toccati dall’operazione di autocritica che invece ha caratterizzato altri Stati membri, come Germania e Italia: la narrazione è quella vittimista di Stati soggiogati da Potenze straniere, che rigettano ogni responsabilità per l’Olocausto e le altre aberrazioni avvenute tra le due guerre. Ma le venature xenofobe del trumpismo e della Brexit, così come il lepenismo francese e il successo della destra post-fascista italiana, stanno lì a indicarci che non è solo questione di ingrato rinnegamento dei valori comuni europei da parte degli ultimi arrivati dall’Est.

Assai difficile affrontare questi problemi puntando solo sull’indipendenza della magistratura e, magari, di procure, revisori dei conti, e tutti gli altri soggetti coinvolti nella gestione dei fondi europei; assai difficile indirizzare, solo con questi strumenti, la risposta alle pressioni del capitale internazionale degli Stati e delle economie periferiche, senza dotarsi di politiche industriali a livello federale. Una magistratura indipendente e acculturata ai valori della Rule of Law può fare molte cose buone per un Paese, ma difficilmente può recare gli antidoti necessari per reagire alle pressioni deregolative che il grande capitale internazionale esercita su deboli Stati periferici attratti dalla scorciatoia del lavoro a basso costo che non necessita di particolari investimenti in istruzione e formazione (Gàbor Scheiring, pp. 343 e s.).

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