“Napoli milionaria”
Lo sapeva bene l’Unità del 23 giugno del 1977 quando pubblicava in prima pagina un lungo articolo in cui informava i lettori che la mitica «Napoli milionaria» aveva inaugurato il giorno precedente il Festival di Spoleto. “Napoli milionaria nell’Italia di oggi”, si evidenziava nel sottotitolo. Si trattava, infatti, dell’opera dì Eduardo che aveva iniziato, agli albori del 1945, la sua grande stagione e nel 1977 messa liberamente in musica da Nino Rota. Nella versione spoletina cui Eduardo era giunto per successive mediazioni – a cominciare dall’adattamento cinematografico (1950) che genialmente inseriva il tema originale nell’incubo di altre guerre dell’aleggiante minaccia atomica – veniva tolto ogni velo alla violenza disgregatrice, da cui pare posseduta l’intera società. Il dramma di casa Jovene si proietta e si allarga dichiaratamente nel dramma collettivo di una città e di un paese. Lo stesso racconto, stupendo, che nella Napoli milionaria del1945 Gennaro faceva delle traversie sue e dei suoi compagni, si raggruppa – sottolinea l’articolista dell’Unità – in una sintesi aspra che lascia la gola secca: “Fuoco, ingiustizia e polvere, polvere e sangue… La guerra non è finita, e non è finito niente!” Un fosco quadro si sovrappone, insomma, nella Napoli milionaria del 1977, a quello antico, con la coscienza severa del tempo trascorso. La notte non è passata e non si sa quando passerà. Questa è una guerra infame, non finisce, dice Gennaro. La forza di Eduardo, il suo grande coraggio morale, annota Giorgio Amendola nella nota dettata per il programma di Spoleto, è di vedere la realtà così com’è, non come si vorrebbe che fosse. Non nascondendo la più non solo teorica, per tanti popoli del mondo, violenza quotidiana di una fame accresciuta all’ennesima potenza da questa guerra. Una guerra infame, persino più infame di tante altre.