Geopolitica, economia politica, ideologia politica avevano ciascuna – annota Carlo Galli – una doppia dimensione. Fu il confronto imperturbabile, bloccato, ma in un certo senso equilibrato, di due universalismi progressisti, che vedevano ciascuno nel proprio nemico un concorrente nell’impresa umanistica di razionalizzare il mondo, di costruire giustizia, pace e prosperità. La Prima Guerra Fredda è stata certo combattuta in un clima di angoscia (la minaccia nucleare) e talvolta d’isteria (l’anticomunismo occidentale era forte, l’anticapitalismo era terroristico in altre parti del mondo), ma anche di fiducia nelle risorse di sviluppo sociale che ciascuno dei due mondi si attribuiva. Putin è molto più imprevedibile. Un indecifrabile nazionalismo e uno strumentale anti leninismo hanno preso il posto della coerenza ideologica del comunismo. Mentre noi occidentali nel frattempo abbiamo perso, anche a livello di intelligence, ogni capacità di decifrazione e di decodificazione di quale sia la razionalità che guida oggi la politica russa.
La seconda analogia è che anche la seconda guerra fredda vorrebbe essere un intreccio di ideologia e realismo. Stalin non separava ideologia e geopolitica. Lo stesso facevano gli Stati Uniti e sono i loro interessi concreti, strategici ed economici, che li portano dal 1945 a reagire fermamente ma con prudenza contro Mosca. Con prudenza ancora sino all’inizio dagli anni novanta. Prudenza che viene progressivamente meno quando Washington comincia a pensare che è nel suo interesse una separazione completa tra Russia e Ucraina. È in questo quadro che si capisce la Georgia nel 2008, la Crimea nel 2014. E che si coglie un’altra cruciale differenza della seconda guerra fredda rispetto alla prima. Oggi, e non solo a Washington, alcuni pensano che dovremmo andare fino in fondo e sradicare il tumore: cacciare i russi dal Donbass, dalla Crimea, il regime russo.
In questi mesi autorevoli esperti di geopolitica si sono guadagnati un meritato successo con un volume dal titolo La Russia cambia il mondo. Questo successo sarebbe stato ancor più meritato se fosse stato accompagnato da un sottotitolo che recitava che anche il mondo atlantico/occidentale ha contribuito a cambiare la Russia. E che l’Unione ci ha messo del suo in tempi recenti per un eccesso di furore e sciagurato revisionismo. Basti pensare alla risoluzione del Parlamento Europeo del 19 settembre 2019 che equipara nazismo e comunismo e riscrive la Storia della Seconda guerra mondiale. Una risoluzione che rovescia quelle precedenti dello stesso Parlamento che aveva sino ad allora riconosciuto il contributo decisivo dato dall’URSS alla sconfitta del nazifascismo.