IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

Nuove regole fiscali europee, c’è di che preoccuparsi

La revisione del Patto di stabilità proposta dalla Commissione, sancendo esplicitamente il modello di governance delle riforme strutturali in cambio di flessibilità, non può non preoccupare chi guarda con timore allo svuotamento del ruolo della politica nazionale.

Regole più semplici, enforcement più rigido

Un’altra importante novità riguarda gli indicatori per valutare il rispetto delle regole una volta adottato il piano e il meccanismo di enforcement, che vedono una significativa semplificazione rispetto al quadro attuale. Attualmente viene preso in considerazione un ampio insieme di variabili: il saldo strutturale e la spesa pubblica per il cosiddetto “braccio preventivo”, l’indebitamento netto e l’evoluzione del debito pubblico (secondo tre diverse formulazioni) per il “braccio correttivo”. Il nuovo schema manterrebbe il riferimento al limite del 3% dell’indebitamento netto, in quanto esplicitamente definito nei trattati, ma ad esso affiancherebbe, quale unico altro indicatore per identificare obiettivi e violazioni, l’evoluzione della spesa pubblica. L’eliminazione del riferimento al pareggio strutturale di bilancio e l’enfasi sulla spesa avrebbero l’effetto di rimuovere ogni effetto prociclico. Come nell’attuale regola della spesa, il riferimento sarebbe infatti alla spesa pubblica calcolata al netto degli interessi sul debito e delle componenti legate al ciclo (sussidi di disoccupazione e altri ammortizzatori sociali). L’autonoma scelta del livello strutturale di spesa sarebbe infine garantita dalla possibilità di coprirne gli aumenti con entrate discrezionali, ovvero con l’introduzione di nuove imposte.
La flessibilità garantita dalla fase di negoziazione del piano avrebbe come contropartita un più rigido enforcement delle regole: non sarebbe infatti giustificata alcuna deviazione dovuta al ciclo economico. Qui abbiamo un’evidente risposta alle richieste dell’ala “rigorista”. La minaccia della procedura per deficit eccessivo si estenderebbe inoltre indirettamente alla mancata realizzazione degli impegni di riforma e investimento, che avrebbe come conseguenza una revisione in senso restrittivo degli spazi di bilancio. Insomma: senza riforme, più austerità. Quanto alle sanzioni, a quelle finanziarie già previste se ne aggiungerebbero due ulteriori: la sanzione “reputazionale” che consiste nella previsione che i ministri economici dello Stato inadempiente siano convocati al Parlamento europeo per presentare adeguate proposte correttive e quella più sostanziale della sospensione dall’accesso ai fondi strutturali e in generale ai finanziamenti comunitari, compresi quelli previsti dal c.d. Recovery fund (Recovery and Resilience Facility).

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