IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

Oltre il MES e le sue condizionalità, il debito comune

La dotazione di un debito comune europeo è la chiave per superare l'atteggiamento di persistente subalternità ai mercati e far valere compiutamente l'interesse strategico europeo. Altro che MES

Si tratta di un condizionamento sempre più pervasivo, in forza di due concomitanti processi: la globalizzazione e la “democratizzazione” di questi mercati. Da un lato, gli Stati sovrani, specie quelli che si indebitano in una valuta straniera, hanno dovuto fronteggiare una controparte che si è organizzata su scala globale, creando comitati di obbligazionisti capaci di influenzare le politiche nazionali in vista dell’obiettivo prioritario di ottenere alla scadenza la restituzione dei bond in loro possesso. In caso contrario, lo Stato, oggi come allora, poteva incorrere in uno stop improvviso dei flussi di capitali con una destabilizzazione drammatica dell’economia interna.

Dall’altro lato, il collocamento dei titoli di debito pubblico presso una vasta platea di risparmiatori da parte delle banche e degli investitori istituzionali ha generato una dialettica interna al “popolo”. Mentre i cittadini-lavoratori garantiscono la lealtà ai propri rappresentati istituzionali in cambio del mantenimento dei livelli acquisiti di protezione sociale, i cittadini-risparmiatori hanno un interesse, sia pure mediato dalle grandi centrali finanziarie internazionali, alla prioritaria solvibilità del debito dello Stato.

Ne discende che lo Stato debitore finisce per essere condizionato nell’esercizio della sua sovranità economica, finanziaria e, in taluni casi anche di quella strettamente politica, come mostrano esempi più o meno recenti. In un passato non troppo lontano, questo condizionamento poteva esercitarsi persino con l’impiego della forza militare, come nel caso delle potenze europee “creditrici” che implementarono un blocco navale nei confronti del Venezuela dopo la rivoluzione del 1898, a garanzia dell’esazione del proprio credito (B. Eichengreen e a. cit., p. 77)

A partire dal collasso del sistema di Bretton Woods (1971), che nei trent’anni successivi alla Seconda guerra mondiale aveva garantito che il controllo della produzione del denaro fosse assunta da organizzazioni governative e sottratta ai “poteri selvaggi dei mercati, gli Stati creditori hanno adottato metodi più soft, preferendo delegare il compito di “esattore” ad organizzazioni sovranazionali, ammantate del velo tecnocratico dell’imparzialità. Il riferimento è sia alle pratiche di aiuti finanziari condizionati nel quadro dei programmi di salvataggio del FMI all’insegna del Washington consensus, sia alle più recenti pratiche sperimentate nell’Eurozona con il MES e la supervisione della Troika nei confronti della Grecia.

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