La terza fase, il progetto di una scuola neoliberista
Nel corso degli anni Ottanta le cose cominciarono a mutare, e il clima culturale che aveva innervato la lotta del movimento democratico contro la scuola tradizionale iniziò a svanire. Giunge una terza fase della scuola che sopravanza i due modelli in atto, e produce una sostanziale egemonia del modello neoliberista.
Il modello neoliberista di scuola è legato alla lotta vittoriosa sostenuta da questa ideologia dagli anni Ottanta alla fine del Novecento. Non possiamo qui ricostruire questa vicenda. Mi limito a ricordare che il neoliberismo rappresenta l’ideologia del capitalismo globalizzato, frutto della ristrutturazione mondiale dell’economia capitalista dopo la crisi strutturale degli anni Settanta. Questa ideologia sostiene la necessità di conformare il funzionamento di tutte le realtà sociali e di ogni istituzione pubblica al meccanismo del mercato concorrenziale, per garantire l’efficienza del sistema socioeconomico. Le sue culle sono state il governo della Thatcher in Gran Bretagna e la presidenza Reagan negli Stati Uniti, che attraversano gli anni Ottanta, ma il suo approdo è rappresentato dalla dottrina ordoliberista, secondo la quale il mercato non è un meccanismo spontaneo, ma deve essere istituito da appositi interventi legislativi e amministrativi.
Per quanto concerne la scuola, il cambiamento del vento si cominciò a percepire nel corso degli anni Ottanta, quando alle preoccupazioni per l’eguaglianza democratica successe il dibattito sulla qualità dell’istruzione. L’innesco del processo venne dall’America, dove il presidente Reagan incaricò una commissione di esperti di stendere un rapporto sulla qualità dell’istruzione, che uscì col titolo A Nation At Risk (1983). In esso, la commissione esprimeva grave preoccupazione per il peggioramento della qualità del sistema americano, suggerendo di riattivare misure volte a promuovere l’eccellenza attraverso il rigore della valutazione. Questo rapporto sollevò una vasta discussione, non solo in America ma in tutto l’Occidente. Del mutamento del vento si fece interprete Norberto Bottani, un ricercatore dell’Ocse, che nel 1986 pubblicò un libro di svolta: La ricreazione è finita. Dibattito sulla qualità dell’istruzione. La tesi di Bottani era che le riforme scolastiche degli anni Sessanta-Settanta mirate a promuovere l’eguaglianza e la democraticità dell’istruzione avevano fallito. La scuola non aveva assicurato una maggiore uguaglianza degli esiti formativi, aveva per lo più continuato a funzionare nel modo tradizionale, che però era diventato del tutto inadeguato per l’istruzione di massa, e quindi non aveva saputo nemmeno salvaguardare la qualità dell’istruzione. Occorreva perciò abbandonare quel riformismo per configurare in modo nuovo il rapporto tra l’equità e la qualità. Certi aspetti della diagnosi di Bottani colgono probabilmente nel segno (altri meno, così come sono opinabili le sue terapie), ma il titolo (La ricreazione è finita) lascia intendere che sia da archiviare tutta la stagione della democratizzazione della scuola. A metà del decennio successivo, rapporti internazionali come il Libro Bianco della Crésson (1995) e il Rapporto Delors (1997), pur rammentando la funzione democratica della scuola, si ponevano ormai in un altro orizzonte: quello di una scuola neoliberista.