«Verrà il momento in cui sbanderemo, come i sonnambuli d’Europa nell’estate 1914», disse Angela Merkel ad un vertice europeo del 2013, citando lo storico Christopher Clark sull’inizio della Prima Guerra Mondiale. I sonnambuli sono i governi della Vecchia Europa che si lasciarono trascinare in guerra apparentemente vigili ma inconsapevoli, perché incapaci, come i personaggi dell’omonimo romanzo di Broch, di ribellarsi alle convenzioni tramandate.
Oggi i governi europei sembrano agiti dalla stessa forza ipnotica delle convenzioni sotterranee che ne inibiscono l’autocoscienza. «Svegliati, Europa!» è il filo conduttore del numero 2 di fuoricollana.it. Lo richiede l’urgenza tragica del momento attuale che emerge dai pure variegati contributi del numero. Non siamo un partito, anche se di un partito per la pace – sì, di un vero e proprio partito – è ciò di cui ci sarebbe oggi bisogno. Europa, svegliati! Se vuoi la pace rifletti sulle radici dell’attuale baratro, sulle tue responsabilità, sulle tue azioni e sulle tue omissioni, sulla tua fragile retorica e sui tuoi complici silenzi. La “guerra infinita” non è nel tuo orizzonte ideale e nel tuo Dna. Europa, parte occidentale del continente euroasiatico, è scritto ancora nelle Enciclopedie e nei Dizionari della lingua. Rispetta una delle tante spiegazioni – la più bella e lungimirante – circa le origini del tuo nome. Quell’“ampio sguardo” (eurus, “ampio” e op “occhio”) per il quale, malgrado i grandi errori e crimini di cui ti sei macchiata nella storia, sei ancora portatrice di un contributo insostituibile alle sorti del globo. E lo sarai, dipende da te, ancora domani. Europa svegliati, sono passati appena dieci anni da quando hai ricevuto il premio Nobel per la pace. Dimostra di averlo meritato ieri e di meritarlo oggi e domani. Lo stato di guerra permanente contraddice radicalmente l’idea di progresso che ancora circola nelle tue vene. È lontana dal sentimento profondo della tua gente e dei tuoi popoli. Ma anche dai sentimenti dei popoli dell’Africa, che pure erano al cuore del tuo progetto originario d’integrazione e che la guerra rischia di far precipitare in una crisi alimentare gravissima. Europa svegliati, in nome della tua ricca e composita civiltà ma anche in nome dei tuoi interessi correttamente intesi e declinati. Dei tuoi giusti interessi e persino degli interessi dell’“amico americano”, al quale devi parlare con lucidità e con franchezza, come si fa con gli amici. Con l’empirismo volgare, con il fondamentalismo geopolitico e geoeconomico d’importazione, non si scrive la grande storia. Si aprono le porte dell’inferno, della tragedia senza ritorno.