IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

Ucraina, dollari e yuan

La maggior parte dei commentatori ignorano i dati macroeconomici di fondo che stanno alla base della guerra d’Ucraina. Senza prenderli in considerazione non è possibile capire perché sia la Russia che gli USA abbiano preferito la guerra a un’intesa diplomatica.

Economia, Cina e Stati Uniti

Però credo che ci sia un motivo ancora più importante che spiega perché, dal punto di vista americano, la guerra fosse inevitabile. Per capirlo bisogna guardare un po’ più lontano, vale a dire al conflitto USA-Cina. Che gli USA stiano soffiando su due fuochi (Ucraina e Taiwan) è fuor di dubbio. Indipendentemente da due dicotomie ben poco esplicative nel campo dell’economia internazionale, e cioè chi sia buono e chi cattivo (ma su ciò tornerò) e chi abbia torto e chi ragione, e indipendentemente da chi abbia cominciato (la Russia in Ucraina, difficile dirlo a Taiwan), è evidente come gli USA non stiano perseguendo politiche di appeasement, bensì il contrario. Tra l’altro, stanno impegnando la NATO ben al di là del suo statuto, il che implica una forzatura politica non banale. Perché? Di nuovo, bisogna guardare ai dati economici fondamentali.
Supponiamo che nel mondo si instauri un libero mercato capitalista globale, non vincolato da sanzioni e embarghi. L’economia europea si integrerebbe sempre più con quella cinese (e indiana), coinvolgendo ovviamente anche la Russia. Il mondo cesserebbe di essere unipolare e diverrebbe almeno bipolare. Bene, questa tendenza sarebbe catastrofica per gli Stati Uniti; e credo che sia questo il motivo principale per il quale gli Stati Uniti sono obbligati a fare di tutto per impedirlo. Questa integrazione porterebbe, progressivamente ma inevitabilmente, a una riduzione del potere di ricatto degli USA sull’economia mondiale, oggi gestito soprattutto tramite un sistema di sanzioni (come vedremo), e anche (forse soprattutto) a una riduzione del ruolo del dollaro come moneta privilegiata per gli scambi internazionali. In effetti la Cina ha già intrapreso notevoli iniziative che propiziano questi esiti. La prima è la cosiddetta Belt and Road Initiative (BRI), un insieme di accordi politici e acquisto e/o costruzione di infrastrutture rivolte a propiziare il commercio estero cinese. Basta leggere la relativa voce su Wikipedia per rendersi conto della portata storica del progetto. Cito: «Secondo alcuni studi, [la BRI] coinvolgerebbe fino a 68 nazioni: più della metà della popolazione mondiale, tre quarti delle riserve energetiche e un terzo del prodotto interno lordo globale, e rappresenterebbe il più grande progetto di investimento mai compiuto prima, superando, al netto dell’inflazione odierna, di almeno 12 volte l’European Recovery Program, ovvero il celebre Piano Marshall». L’espansione del mercato cinese deve passare necessariamente attraverso la Russia, che ne trarrebbe enormi vantaggi, per arrivare all’Europa, la quale a sua volta ne sarebbe enormemente avvantaggiata. Ma questi sviluppi comporterebbero ovviamente la perdita dello status di unico impero mondiale attualmente goduto dagli USA. Sarebbe veramente ingenuo pensare che gli USA possano stare tranquillamente a guardare. Ma c’è di più – come dicevamo – e cioè il serio pericolo che il dollaro perda il suo status di moneta principe nelle riserve valutarie mondiali e negli scambi commerciali mondiali. Questo sarebbe catastrofico per l’impero americano. Ecco una citazione presa poco più che a caso fra le molte possibili: «Degli economisti, fra cui Barry Eichengreen dell’Università della California a Berkeley e Camille Macaire della Banca Centrale Francese hanno pubblicato un articolo che analizza le potenzialità dello yuan come valuta di riserva. I ricercatori ritengono che rimpiazzare il dollaro non sarà né facile né rapido. Tuttavia, hanno verificato che le riserve in yuan stanno stabilmente crescendo nei paesi che hanno strette relazioni commerciali con la Cina. Questa crescente influenza potrebbe fare sì che lo yuan diventi un’alternativa al dollaro in un mondo “multipolare”. In altre parole, la Cina potrebbe via via scalfire l’influenza del dollaro. Gli autori dello studio osservano che l’attuale posizione della moneta cinese ricorda quella del dollaro negli anni ’50. Sulla base di ciò, potrebbero bastare pochi decenni perché lo yuan raggiunga il dollaro» (V. Raisinghani, su Yahoo-Finance, 29 agosto 2022, traduzione mia).

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