IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

Ucraina, dollari e yuan

La maggior parte dei commentatori ignorano i dati macroeconomici di fondo che stanno alla base della guerra d’Ucraina. Senza prenderli in considerazione non è possibile capire perché sia la Russia che gli USA abbiano preferito la guerra a un’intesa diplomatica.

Guerra e ideologia

Il conflitto fra USA e Cina è un “normale” conflitto fra un impero nascente e uno in declino, paragonabile a quello fra Inghilterra e Germania nel 1914 o a quello fra Roma e Cartagine nel secondo e terzo secolo avanti Cristo. E come anche in quei casi l’opinione pubblica dei paesi “buoni” è stata facilmente convinta che si trattava in realtà di una lotta di civiltà, di una battaglia fra il progresso e la barbarie. In tutti e tre i casi c’erano validi motivi per cui questa interpretazione prendesse piede, ma soprattutto in quello odierno. L’Europa occidentale è certamente più ricca della Russia; l’Ucraina è stata aggredita quando ha cercato di sottrarsi all’orbita russa per entrare in quella occidentale; i confini sono sacri (tranne quelli della Serbia), altrimenti si autorizza l’anarchia nelle relazioni internazionali; soprattutto, è vero che i paesi occidentali godono di libertà di parola, di pensiero e di protezione dall’arbitrio molto più della Russia (forse questo non vale per gli USA: è difficile considerare “libero” un paese che ospita il 4.2% circa della popolazione mondiale e il 25% circa della popolazione carceraria mondiale), e questo propizia la lettura del conflitto “lotta fra la libertà e l’autocrazia”. Chi leggesse i giornali inglesi del 1914 troverà argomenti molto simili; ma oggi come allora avevano un solido fondamento (non a caso Putin non ha potuto invocare ideali simili, ed ha dovuto per così dire ripiegare sul nazionalismo e la lotta al nazismo). Chi sia stato indotto a ritenere (in contrasto con Gentiloni) che il nuovo mondo multipolare implicherebbe necessariamente il passaggio dalla subordinazione agli USA alla subordinazione alla Cina (o alla Russia) riterrà ragionevolmente che sia meglio la prima.
Che i governi propizino questa interpretazione può essere giustificabile; una volta scelto di essere fedeli agli USA diventa politicamente sensato questo imbonimento. Non è agevole dire al proprio popolo che si è obbligati a servire gli interessi di un paese straniero a spese di quelli del proprio. In effetti non è agevole dirlo nemmeno a sé stessi; nell’isteria bellicista di un Letta è agevole vedere il tipico atteggiamento di chi ricorre all’ira per evitare di dovere ragionare. Assai meno giustificabile è che lo facciano i giornalisti. Non so se la verità sia rivoluzionaria, come si diceva una volta; penso però che sia molto pericoloso per una democrazia che la verità venga sistematicamente nascosta. E ancora meno lo è che lo facciano alcuni, in effetti troppi, intellettuali e commentatori di centro-sinistra. Per chi aspira a essere un maître à penser ignorare volutamente i dati che ho qui riportato e le conseguenze che bisogna trarne, rinunciare a riflettere sui costi umani e sulle conseguenze del prolungamento della guerra, lanciare in sostanza il messaggio che “siccome la guerra a fianco dell’Ucraina è giusta bisogna combattere fino alla vittoria e tutto il resto non conta, nemmeno cercare di capirne le cause” è un atteggiamento scorretto, direi una mancanza di dignità professionale. Ignorare i dati e le conseguenze non volutamente, per semplice ignoranza, lo è ancora di più. Ma questo è un altro discorso.

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