Come notato dall’ambasciatore Samuel Pinheiro Guimarães, la ferma presa di posizione contro le disuguaglianze di potere, l’arbitrio e la violenza – particolarmente esacerbate dalla configurazione unipolare del mondo in ragione della vittoria americana nella Guerra Fredda – era accompagnata da azioni diplomatiche incentrate sul principio del multilateralismo. Ne sono una riprova la difesa del principio di soluzione pacifica delle controversie internazionali in occasione dell’invasione anglo-americana dell’Iraq, ma anche l’impegno per la democratizzazione del sistema internazionale rivolto a rendere più rappresentativo e legittimo il Consiglio di sicurezza.
In questo senso, quando si afferma, come ha fatto giustamente Reginaldo Nasser, che la diplomazia brasiliana durante i governi di Lula si adatta all’ordine multipolare che si sta delineando ora, ciò non significa in alcun modo aderire a una realpolitik: cioè a un mondo multipolare senza regole, dominato dalla guerra di tutti contro tutti, simile a quello scaturito delle rivalità inter-imperialiste che ha portato alla Prima Guerra Mondiale.
Il nuovo internazionalismo di Berlinguer
Se fosse possibile proporre un confronto storico, dovremmo riferirci al “nuovo internazionalismo” di cui parlava Enrico Berlinguer negli anni Settanta, ispirato direttamente dalla nozione di policentrismo che Togliatti elabora nel periodo in cui si organizzava il movimento dei paesi non allineati. Un internazionalismo che, superando la prospettiva dei blocchi che contraddistingueva il contesto internazionale durante la Guerra Fredda, puntava alla coesistenza pacifica e alla collaborazione tra i due blocchi e tra di essi e i paesi in via di sviluppo.
È in questa direzione che anche ai nostri giorni si sta muovendo la Cina, quando allude alla necessità di una riforma democratica del sistema internazionale affidata alla “convergenza degli interessi” e a un modello di vantaggi reciproci, c.d. “win-win”. Effettivamente, la Cina, promuovendo una sorta di “lega regionale dei paesi non allineati”, come ha affermato Wolfgang Streeck, emerge come un punto di riferimento centrale, attraverso i BRICS, nelle rinnovate iniziative che Lula ha proposto a livello internazionale. Queste iniziative sono espressione della radicata convinzione che nell’era della globalizzazione i cambiamenti nella politica interna – per la quale Lula è stato eletto dopo la degradazione economica, sociale e istituzionale promossa da Bolsonaro – dipendano dalla politica internazionale, come del resto si configurava già ai tempi del nuovo internazionalismo dei paesi non allineati.