È chiaro che la dollarizzazione del mondo permette agli Usa di consumare più di quello che produce e di proiettare il suo soft power sul globo; può stampare tranquillamente dollari, quando ne abbia necessità, senza sottostare ai vincoli cui sono condizionati gli altri paesi e vivere tranquillamente con un grande deficit di bilancio ed un enorme debito nazionale.
Negli ultimi decenni, gli Stati Uniti hanno utilizzato l’arma dell’embargo e del dollaro come strumento primario della loro politica estera; così è stato ad esempio, per i casi più noti, per Cuba, l’Iran, la Corea del Nord e il Venezuela, con il blocco del circuito Swift, il sequestro delle loro riserve valutarie e così via. Siamo arrivati al punto che circa il 30% dei paesi del mondo sono oggi sotto sanzioni da parte degli Usa, dell’Unione Europea, del Giappone e della Gran Bretagna (Sharma, 2023).
Le sanzioni hanno effetti negativi sui livelli di povertà nei paesi toccati, nonché sulle diseguaglianze economiche e sociali e sulle condizioni di salute delle popolazioni; la dimensione dei danni è drammatica, afferma uno studioso (Rodriguez, 2023). Ma in Occidente chi se ne cura?
Con la guerra in Ucraina le sanzioni punitive hanno acquisito una dimensione inedita e i governi occidentali (si narra che l’idea sia partita da Mario Draghi) hanno bloccato circa 300 miliardi di dollari delle riserve valutarie russe ed espulso la stessa Russia dal circuito Swift, arrivando poi a impedire in molti modi l’esportazione e l’importazione di beni e servizi. Più di cento paesi non hanno accettato di imporre queste sanzioni e altri Stati hanno solo fatto finta di farlo (Newman, 2023).
La dedollarizzazione come reazione alle sanzioni occidentali
Ma la “weaponizzazione” del dollaro non ha spaventato solo la Russia. Molti altri paesi hanno cominciato a pensare che l’Occidente prima o poi avrebbe potuto imporre simili misure anche a loro. Così le sanzioni contro la Russia rischiano di ritorcersi contro chi le ha adottate, dopo che del resto le pesanti regole poste a carico del paese non sembrano avere funzionato molto bene. La fuga dal dollaro sembra assumere al momento la forma di una valanga. L’eventuale ridimensionamento della moneta Usa a favore dello yuan o di una pluralità di valute porterebbe un colpo decisivo allo status e all’egemonia degli Stati Uniti, mentre ne uscirebbero notevolmente ridimensionati anche gli altri paesi occidentali.