IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

La transizione è una necessità ideologica

A Dubai, in occasione della Conferenza ONU sui cambiamenti climatici, Giorgia Meloni ha affermato: «ciò che serve è una transizione ecologica non ideologica». Non è la prima volta: quando si parla di ambiente, di energie rinnovabili, di cambiamenti climatici vi è sempre qualcuno pronto a precisare: «che non sia ideologico, però!». Ce lo dissero anche nel 2016, a proposito del referendum che promuovemmo sulle trivellazioni in mare: «questo è un referendum ideologico!». In tutta onestà: non ho capito esattamente cosa si volesse intendere allora con “ideologico” e non lo capisco oggi.

Il termine “ideologico” è qui utilizzato – evidentemente – in una accezione negativa, allo scopo di designare un approccio dogmatico e dottrinario ad un certo problema sociale, condito da una forte carica passionale e utopistica. Quando si parla di transizione ecologica, si tratta, a mio avviso, di un errore di prospettiva.

Il concetto di “ideologia” sottende un sistema di idee, che anela a tradursi in azione: ha che fare non con l’emotività, ma con la necessità, che è quella di trasformare l’ordine esistente. Esso, inoltre, non ha nulla di utopistico, giacché, ce lo ha spiegato Marcuse, occorre saper distinguere le utopie apparenti da quelle reali: un conto è dire che per realizzare qualcosa non esistono ancora le condizioni storiche e materiali, altro è dire che qualcosa non possa realizzarsi perché quelle condizioni non vi saranno mai (si pensi, per es., all’immortalità dell’uomo o alla macchina del tempo). Ora, la transizione ecologica è per definizione ideologica: perché mira ad una trasformazione complessiva della società. L’ambiente c’è dentro, ma essa non coincide con l’ambiente e con la sua tutela; così come non costituisce (solo) un rimedio al problema dei cambiamenti climatici e non rappresenta neppure una possibilità che ci suggerisce di preferire le fonti rinnovabili alle fonti fossili: si tratta di un diverso modello sociale, economico e, quindi, politico. In questo senso non può che essere ideologico: perché presuppone la rottura, non la continuità con il modello esistente.

I problemi in atto derivano esattamente da quel modello; e le condizioni storiche e materiali per transitare dal vecchio al nuovo vi sono tutte, volendo. Non è sufficiente immaginare che povertà, diseguaglianze sociali e persino disumanità possano essere contrastate ricorrendo (solo) al principio dello sviluppo sostenibile. Perché anch’esso si innesta sul vecchio. Cioè è ragionevole farlo solo nella misura in cui si sia disposti ad accelerare la transizione come mezzo per arrivare al fine. Il che implica che si sia disposti ad accettare, appunto, la seguente premessa: la transizione costituisce una necessità ideologica.

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