
Laudato Si’
Il degrado ambientale e il degrado umano sono intimamente connessi. I poteri economici continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale di speculazione e di rendita finanziaria che genera effetti distruttivi sull’uomo e l’ambiente.
Il degrado ambientale e il degrado umano sono intimamente connessi. I poteri economici continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale di speculazione e di rendita finanziaria che genera effetti distruttivi sull’uomo e l’ambiente.
Un evento gigantesco si è arrampicato sulle nostre spalle, senza che ce ne rendessimo conto, senza che combattessimo. Come non sentire la vergogna per aver tirato dritto come sonnambuli mentre l’allarme suonava? Questa la domanda di Bruno Latour
Dopo 30 anni di vertici sul clima, i gas serra nell’atmosfera hanno raggiunto nel 2022 livelli record e, sulla base degli attuali piani climatici, non solo non verranno centrati gli obiettivi degli Accordi di Parigi di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali, ma assisteremo ad un aumento delle temperature di quasi 3 gradi Celsius entro la fine del secolo. Una vera e propria guerra all’ambiente.
Un nuovo spettro si aggira da tempo per il mondo: il neutralismo ambientale. Secondo questa eccentrica scuola di pensiero in continua ascesa, la devastazione ambientale sarebbe un evento ineluttabile al pari di un qualsiasi cataclisma naturale e/o asteroide proveniente dalla profondità degli spazi intergalattici. Poco o nulla aggiunge la sua radice antropica.
Ancora una volta è stato dato campo libero agli interessi legati alle fonti fossili. Ogni stato decide per conto proprio se, come, quando e quanto farsi carico del contrasto al Climate Change. Ci vorrebbe un Commonwealth delle civiltà.
La falsa pulizia della finanza verde. L’International Energy Agency non nasconde le nuvole nere all’orizzonte, ma sottolinea che si va sviluppando una nuova, importante, economia dell’energia pulita. I lati oscuri della medaglia: diseguaglianze, bombe al carbonio, finanza torbida.
Il diritto a non dipendere da altri per il proprio progresso va di pari passo con la rescissione del legame di dipendenza che crea la finanza. La sfida è trasformare le società africane attraverso l’industrializzazione e non solo con il credito. Ma l’Occidente non ha mai voluto un’Africa indipendente e autonoma.
Si può uscire dalla crisi ambientale senza recuperare la prospettiva socialista? L’ecosocialismo è un discorso oggi minoritario, ma forse ineludibile. Un libro recente di Kohei Saito sull’ecosocialismo di Marx riapre il dibattito. Se “il capitalismo ha i secoli contati” allora non c’è speranza, perché l’ecosistema non può attendere tanto.
La revisione dell’art. 9 è spesso celebrata con toni enfatici («svolta epocale», «rivoluzione verde»). L’interesse delle future generazioni è un tema ambiguo. Già nella giurisprudenza l’orizzonte dell’equità intergenerazionale è servito a blindare politiche di austerity.
Le lotte ambientali e sociali non possono essere separate le une dalle altre. Altrimenti si produrranno risposte deboli, prive di consenso e prima ancora battaglie sbagliate in principio, dove la buona fede si lascia incanalare dalla retorica e dagli interessi del capitalismo green.
L’insostenibile sviluppo sostenibile. Un’ideologia consolatoria. Da un lato, una esternalizzazione, lontano dai paesi occidentali, delle attività estrattive. Dall’altra, una messa a profitto dell’intero tempo di vita dell’umano, della sua vita biologica e della sua vita emotiva.
Cambiamento climatico «antropogenico» o «capitalogenico»? Il colloquio tra Jason W. Moore ed Elena Musolino pubblicato sul numero quattro del 2019 di Jacobin Italia
Nel suo ultimo libro Alfredo D’attorre si interroga se, tramontata l’illusione di un mondo unificato pacificamente dall’economia di mercato, l’Unione europea sarà in grado di trovare un nuovo necessario equilibrio tra sovranità politica, diritto e integrazione sovranazionale.
Le ragioni del dibattito sul salario minimo legale nell’intervento tenuto da Federico Losurdo il 7 dicembre a Bologna presso il Collegio di Spagna nell’ambito del Convegno “Salario minimo e Costituzione” di cui pubblichiamo qui l’intera registrazione.
Libertà e dignità del lavoro nella relazione tenuta il 24 novembre presso l’Università di Teramo al Convegno “Sembra quasi un mare l’erba. Diritto, cultura e società negli anni 70”. Due giornate dedicate al decennio simbolo delle libertà, delle lotte politiche, della creatività e dell’innovazione.
È morto Toni Negri, un “cattivo maestro” hanno scritto in queste ore tante agenzie di stampa e tanti quotidiani del “bel paese”. Brutto paese. Non perché si è obbligati a parlar bene di chi se ne va anche da parte di chi, come me, non lo ha amato né intellettualmente né politicamente. Brutto paese perché almeno queste ore potevano essere l’occasione per riflettere sulla disgrazia di scuole e Università che non producono più cattivi maestri.
A Dubai, in occasione della Conferenza ONU sui cambiamenti climatici, Giorgia Meloni ha affermato: «ciò che serve è una transizione ecologica non ideologica». Non è la prima volta: quando si parla di ambiente, di energie rinnovabili, di cambiamenti climatici vi è sempre qualcuno pronto a precisare: «che non sia ideologico, però!». Ce lo dissero anche nel 2016, a proposito del referendum che promuovemmo sulle trivellazioni in mare: «questo è un referendum ideologico!». In tutta onestà: non ho capito esattamente cosa si volesse intendere allora con “ideologico” e non lo capisco oggi.
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