IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

2154. Dopo Cristo

La busta paga arriva lo stesso giorno, ma lo stipendio è diverso. Nel nostro Paese la differenza salariale tra uomini e donne nel sistema privato ha raggiunto da tempo circa gli otto mila euro. L’ uso dell’espressione inglese - la chiamano gender pay gap - copre di una patina di inevitabilità questa vera e proprio rapina a danno delle lavoratrici, delle donne («il più grande furto della storia» per le Nazioni Unite).

La busta paga arriva lo stesso giorno, ma lo stipendio è diverso. Nel nostro Paese la differenza salariale tra uomini e donne nel sistema privato ha raggiunto da tempo circa gli otto mila euro. L’ uso dell’espressione inglese – la chiamano gender pay gap – copre di una patina di inevitabilità questa vera e proprio rapina a danno delle lavoratrici, delle donne («il più grande furto della storia» per le Nazioni Unite).

Poi ci si mette anche la statistica e la comparazione internazionale a coprire di un’aurea di destino la diffusa e molecolare illegalità in cui vive il “mercato” (cioè i padroni, pardon le imprese). Per il Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum, la parità in busta paga tra uomini e donne arriverà nel mondo nel 2154: ci vorranno 130 anni!

Quello che è rimasto della politica ma anche del giornalismo di inchiesta non se ne occupa, con la recente e lodevole eccezione della bella puntata di Presa diretta su Il salario delle donne andata in onda pochi giorni fa su Rai tre (https://www.youtube.com/watch?v=juB98woWCJo). Cento minuti circa che valgono 1000, molto più di mille, delle nostre povere Lame. È più comodo, fa più audience, dilettarsi con l’inglese, con l’inglese della femme du peuple. Con la sua autorappresentazione di underdog. “Persona svantaggiata”, la possibile traduzione (politicamente corretta) in italiano. In un paese normale (ma, in verità, di paesi normali se ne vedono sempre meno in giro) l’espressione sarebbe stato apostrofata come un incidente, uno scivolone di “lor signori”. In Italia è diventata dopo il 25 ottobre 2022 – giorno in cui Giorgia Meloni l’ha usata alla Camera dei Deputati nella sua qualità di presidente del Consiglio – un oggetto quasi di culto. Un neologismo per l’ineffabile Enciclopedia Treccani. La “sfigata” ce l’ha fatta il 25 ottobre 2022, ma se avranno pazienza e grinta (se saranno resilienti…) anche le altre donne potranno farcela. Tra 130 anni.

Nel frattempo in Italia, in questo anno e mezzo che ci separa dall’ottobre del 2022, la disparità tra uomini e donne nel lavoro ha continuato a crescere. L’Italia nel 2023 è “piazzata” al 79esimo posto, tra l’Uganda e la Mongolia, segnando una perdita di 16 posizioni rispetto all’anno precedente, ad ampia distanza rispetto a numerosi Paesi dell’eurozona.

Alla favola che a colmare il ritardo retributivo di genere contribuiranno le azioni del PNRR non crede più (quasi) nessuno di noi comuni mortali. Per fortuna. Cresce la consapevolezza che è sempre più guerra, guerra quotidiana al lavoro e al lavoro delle donne in primo luogo. Il divario retributivo di genere (il “gender pay gap”), soprattutto nel settore privato, è in aumento. Con differenze sempre più marcate tra i territori, destinate in futuro a crescere grazie al combinato disposto tra autonomia differenziata e, appunto, le azioni (e inazioni) del famigerato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un furto programmato di risorse, di dignità, di civiltà, di diritti. Altro che sfigate! È sempre l’8 marzo.

Post scriptum. 1926. Dopo Cristo. Appena finito di scrivere questa mia Lama mi è capitato tra mani una paginetta del romanzo La Nuova Russia di Israel Joshua Singer su Mosca, a quell’epoca, protettrice delle donne: «Non è forse questo il solo e unico luogo nel quale le donne godono appieno di tutti i diritti, non soltanto sulla carta ma anche nella realtà? Perché qui, e solo qui, una donna riceve per il proprio lavoro un salario pari a quello di suo marito; perché qui, e solo qui, una donna lavora nelle istituzioni e negli organismi più prestigiosi e amministra il territorio, proprio come potrebbe fare un uomo; qui e solo qui, una donna coniugata che lavora è trattata al pari degli uomini e non viene allontanata dalla fabbrica, come accade in altri paesi; qui, e solo qui, a una donna incinta vengono concessi quattro mesi di congedo di maternità, in modo da non recare danno alla sua salute o a quella del nascituro; qui, e solo qui,  una donna può contare su un Dipartimento femminile che la  protegge da qualunque ingiustizia ella potrebbe subire per mano del marito o di altri». Poi qualcosa, nel 1936, andò storto…

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