IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

L’Italia e l’Europa, prima e dopo Maastricht

La genesi dell’ordine di Maastricht nel libro prezioso di Gaetano Bucci su “Le trasformazioni dello Stato e dell'UE nella crisi della globalizzazione” (Editoriale Scientifica, 2022). Uno sguardo più largo alle vicende che hanno segnato quel trapasso di secolo (il ritorno della guerra, il ridisegno della Nato) avrebbe aiutato nell'inquadrare meglio quell'atto di nascita.

Al centro del libro la «tavola di valori supremi» che per decenni come Costituzione, Carta Fondamentale, ha alimentato la vita della Repubblica, fungendo da stella polare, bussola della vita di partiti e soggetti sociali e politici: orizzonte insomma di un cambiamento possibile ed auspicabile.

La cesura della Costituente

Al suo centro, innanzitutto, la rottura impressa dalla Costituente, originata dalla Resistenza e dall’antifascismo, a quell’universo del formalismo giuridico che, in nome di una pretesa neutralità del diritto, aveva alimentato le varie declinazioni del liberalesimo, fino alla legittimazione dello Stato totalitario. Di qui, il ruolo assolutamente centrale assegnato allo Stato, alla rete complessiva delle istituzioni, come attori di una trasformazione tesa a rimodellare il complesso dei rapporti economici, sociali e politici per rimuovere gli «ostacoli» che «impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Il “miracolo italiano” e il sessantotto

Assai puntuale nel breve ma documentatissimo saggio la ricostruzione degli anni d’oro del «miracolo italiano» e del ruolo allora giocato da partiti e movimenti di massa, soprattutto nella riconversione della possente macchina dell’intervento pubblico in economia ereditato dal fascismo. Essa venne rimodellata infine, sotto l’urto anche di opposti e contrapposti sistemi e universi valoriali, come rete di un capitalismo keynesiano divenuto possente servosterzo di una larghissima, sia pur tardiva, «americanizzazione» di consumi e culture. Di fatto, fu questa la seconda gamba che, assieme alla inarrestabile scelta per la Comunità Economica Europa e alla sua sapiente comunitarizzazione degli scambi, portò ad una epocale modernizzazione del paese, culla di quella straordinaria mobilitazione sociale e politica chiamata «Sessantotto». Anche questa svolta, assieme ai frutti di quell’irripetibile stagione di mobilitazione politica e riformismo istituzionale, viene accuratamente dissezionata. Seguono gli anni della svolta: collasso del sistema di Bretton Woods, crisi petrolifera e climatica, avvento della lunga stagione neoliberista.

L’ora di Maastricht

Qui le varie fasi e stagioni vengono accuratamente dissezionate nei loro principali caposaldi e assunti ideologici, grazie soprattutto ad un vastissimo apparato bibliografico. E così vengono richiamate le varie teorizzazioni della Trilateral o di Mont Pelerin. Scorrono figure limpide, quali quelle di Guido Carli e dell’apparato di Bankitalia, oppure decisamente più oscure e inquietanti: è il caso di Gelli e della complessa macchina della P2. Più lontani, quasi da sfondo sfocato, rimangono grandi rivolgimenti. La svolta dell’89 con la caduta dell’URSS, la fine della cosiddetta Prima Repubblica fanno da fondali di una scena su cui cala una lente forse troppo concentrata a illimpidire la vicenda nazionale italiana. E così buona parte dell’attenzione è per le ricadute di scelte maturate tutte quasi come rivolgimenti culturali e ideologici di élites dimentiche o vogliose di liberarsi delle vesti o armature tradizionali. È l’ora di Maastricht e della scelta costituzionale lì adottata per la nuova Unione Europea, foriera dei rivolgimenti epocali lì adottati rispetto al nuovo ruolo assegnato alla moneta in rapporto alla politica e alle istituzioni comuni.
Uno sguardo più largo, alle vicende complessive che segnavano quel trapasso di secolo – prima tra tutte il ritorno della guerra, con il ridisegno ad esempio di ambiti e compiti della Nato – avrebbe forse aiutato nell’inquadrare meglio quell’atto di nascita e le sue debolezze intrinseche, quelle falle che oggi – all’indomani di crisi devastanti quali quella del Covid e dell’aggressione all’Ucraina – ci costringono seriamente ad interrogarci sul futuro dell’Unione europea.

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