IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

L’Unione europea è finita. (Non) riposi in pace

Giovedì 26 ottobre del 2023, 24 ore prima che la Stato di Israele iniziasse l’invasione della Striscia di Gaza, l’Unione europea è morta per infamia. Un giorno di tanti anni fa, una grande penna del quotidiano Il Manifesto mi ha insegnato che, a dispetto del popolarissimo detto, nessuno è mai veramente morto per vergogna. Ma per infamia, sì. Per infamia, si può e si deve morire. È giusto, è sacrosanto.

La firma di infamia è posta sotto il testo con il quale il Consiglio europeo tra i capi di Stato e di governo ha di fatto dato la sua benedizione al più efferato dei crimini di guerra, la vendetta su un popolo per i crimini commessi dai suoi (presunti) governanti. Nessuna tregua umanitaria, nessuna pietà per il popolo palestinese, questo è scritto nero su bianco nella risoluzione che ha contestualmente sancito la stessa possibilità di un futuro nell’area per il popolo d’Israele. Un capolavoro d’infamia.

Il “capolavoro” è tutto contenuto nella “parola chiave” della risoluzione coniata per l’occasione. I comuni mortali che non hanno dimenticato l’antico nobile sentimento europeo della pietas conoscono le espressioni tregua e cessate il fuoco. I 27 unionisti (con l’esclusione del socialista Sanchez) non sono riusciti nemmeno a pronunciare l’espressione pausa umanitaria.

Troppo filopalestinese, meglio il plurale, pause umanitarie. Non so come riuscirò a spiegarlo ai miei studenti di diritto costituzionale europeo. Per l’intanto, per i lettori di fuoricollana.it mi affido alle incredule ricostruzioni delle cronache.

Dopo oltre cinque ore di “discussione” i “leader” dei ventisette hanno convenuto che pausa umanitaria al singolare era espressione troppo forte (sic!) in quanto poteva evocare l’idea di un sia pur temporaneo cessate il fuoco da parte di entrambe le parti del conflitto. Meglio “pause umanitarie” al plurale, come “suggerito” dal Segretario di Stato americano Antony Blinken.

Il diritto di Israele di difendersi è salvo hanno sottolineato i 27, mentre inutilmente la Spagna insisteva per utilizzare almeno il singolare “pausa umanitaria”, accompagnato dall’onesta, semplice e lungimirante richiesta di uno “svolgimento presto di una conferenza internazionale di pace”. Netanyahu ha subito brindato e in meno di 24 ore ha dato definitivamente il via alla sua “vendetta”.

Il diritto internazionale umanitario è stato definitivamente sepolto. L’Unione europea si è coperta di una infamia indelebile ed esposto alla vendetta gli inconsapevoli popoli del Vecchio continente. L’Unione è finita, non merita nemmeno di riposare in pace, non ne ha il diritto. Il tempo dell’accanimento terapeutico è finito.

Deve iniziare un altro tempo, il tempo di un’altra Europa. È quanto spiegherò ai miei (anch’essi innocenti) giovani studenti di diritto costituzionale. A che serve la nobile retorica del “tra di noi mai più la guerra” se la guerra, grazie all’irresponsabile complicità dell’establishment, va all’Europa?

Un tradimento, un “alto tradimento”, del quale chiederemo da queste pagine subito e ogni giorno conto. Anche in nome dell’enorme debito che abbiamo con lo Stato di Israele. L’amicizia è l’arte dell’ascolto e del dire la verità.

Come è scritto nei Dizionari della lingua italiana, “in amicizia” significa “con la libertà e la franchezza che l’amicizia consente ed esige”. L’altra Europa, quella autenticamente vicina ai dolori e alle tragedie di Israele, deve esigere che il suo popolo si liberi al più presto, immediatamente, di chi l’ha portata sull’orlo del baratro della storia.

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