Tra i nostri, ormai tanti, seminari (ri) costituenti questo è probabilmente quello ricostituente per eccellenza. Lo testimoniano già i due radicali e folgoranti interrogativi contenuto nella quarta di copertina del denso scritto genealogico di Geminello Preterossi, ordinario di filosofa del diritto nel Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Salerno e Direttore scientifico dell’Istituto Italiano per gli Studi filosofici di Napoli: «La teologia politica può essere superata? E quella che oggi molti definiscono ‘teologia economica” è davvero un’alternativa alla teologia politica?». La risposta dell’autore è decisamente no: anche nella postmodernità riemergono, in ambito secolare, inestinguibili domande di senso. Certo, osserva Preterossi, nelle ultime righe della sua poderosa opera, «resta il dubbio se siano pensabili nell’epoca del capitalismo come religione (…) forme di soggettività politica intensa (…) in quali forme organizzative (inevitabilmente non potranno essere quelle novecentesche), su quali parole d’ordine, in quale orizzonte di pensiero complessivo. Una cosa è certa: di visioni politiche ambiziose, che non temano di confrontarsi con le “cose ultime”, abbiamo bisogno. La politica come amministrazione va bene, forse, per tempi tranquilli. Non quando lo spirito torna a incalzare gli stivali delle sette leghe».
