IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

La de-dollarizzazione dell’economia globale

L'uso del dollaro come arma contro la Russia ha indotto molti paesi a concepire un’alternativa all’egemonia statunitense. Il ridimensionamento della moneta USA rappresenta un colpo decisivo allo status imperiale degli Stati Uniti?

Intanto l’India sta cercando di seguire la stessa strategia della Cina con la volontà di arrivare a regolare il suo commercio estero in rupie (Asia Financial, 2023). Diciotto paesi si sono dichiarati d’accordo in tale senso. Anche la Russia e l’India dovrebbero regolare il loro commercio reciproco in rubli ed in rupie. C’è un accordo tra l’India e la UAE per usare la rupia e il dirham.

Anche la banca centrale turca ha dichiarato di voler insistere sullo sforzo di dedollarizzazione. Il Brasile e l’Argentina hanno deciso di lavorare alla creazione di una valuta comune. Singapore e la Tailandia hanno connesso i loro sistemi di pagamenti in tempo reale. Anche la banca malese e quella tailandese permettono ormai dei regolamenti diretti nelle loro monete, mentre cinque banche dell’Asia del sud-est hanno firmato un accordo di interconnessione dei loro sistemi di pagamento.

Il prezzo dell’oro è aumentato del 20% negli ultimi sei mesi (Sharma, 2023), mentre si distinguono nella corsa all’acquisto del metallo Cina, Russia, Iran e molte altre banche centrali dei paesi in via di sviluppo, mentre assistiamo alla riduzione dei titoli di Stato Usa detenuti dai vari paesi. Così in Cina si è passati dai 1200 miliardi di dollari di metà 2017 agli 859 del 31 gennaio del 2023; in Arabia Saudita dai 185 miliardi dei primi mesi del 2020 ai 111; in Brasile dai 320 miliardi di metà 2018 ai 214.

La crisi delle istituzioni internazionali tradizionali

Le organizzazioni che hanno a lungo servito gli interessi Usa per governare il mondo sono ormai in crisi sistemica. Il WTO è da anni bloccato dagli Stati Uniti a cui evidentemente il libero commercio non serve più. La Banca Mondiale sembra volgersi verso l’irrilevanza, con poche risorse, poche idee sulla strategia e con la concorrenza delle finanziarie cinesi. Anche il FMI appare molto incerto sul suo futuro (The Economist, 2023).

Oggi un rilevante numero di paesi emergenti è in gravi difficoltà finanziarie e non riesce a ripagare capitale ed interessi sui prestiti a suo tempo ricevuti. Una volta questioni di questo tipo erano risolte nell’ambito del club di Parigi, che riuniva i paesi occidentali. Ma ora la Cina è diventato il primo paese per quanto riguarda i prestiti bilaterali ed essa si rifiuta di accettare le strategie decise dal FMI, tanto più che le ristrutturazioni prevedono che i creditori rinuncino ad una parte del loro credito, mentre lo stesso FMI no. La Cina a questo punto dichiara che non taglierà i suoi crediti se anche lo stesso FMI non accetterà di fare altrettanto; essa pone comunque l’alternativa di assumere un peso maggiore all’interno dell’organizzazione, cosa che gli occidentali rifiutano. Il FMI è bloccato.

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