Messianismo vs. funzionalismo
È evidente che la diversa impostazione dei due discorsi, di Draghi e di Mattarella, non risentono solo delle diverse personalità di questi ultimi, bensì del loro ruolo istituzionale e del contesto in cui sono stati pronunciati (il primo, dinanzi al Parlamento europeo; il secondo, dinanzi all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, ove siedono anche parlamentari di Stati nell’orbita russa).
Ma la loro contrapposizione ha un valore paradigmatico.
Weiler ha sostenuto che la più potente forza mobilitante all’origine del progetto europeo non è la già citata “output legitimacy”, secondo cui a contare sono i risultati tangibili dell’integrazione europea, non le sue (ancora latitanti) forme democratiche. Tale forza è stata, invece, quella del messianismo politico, la cui legittimazione non deriva dal processo democratico, né dai risultati, bensì dall’ideale perseguito, il destino da compiere, la terra promessa alla fine della traversata del deserto. Che è poi lo schema della “grande storia dell’esodo” di Michael Walzer, ripreso da Antonio Cantaro.
Questa forza aveva assunto tinte fosche durante l’ascesa di fascismo e nazismo, ma non è stata soppiantata dalla mera re-introduzione della democrazia in alcuni Stati dopo la Seconda guerra mondiale. L’integrazione europea ha rappresentato un esempio di messianismo politico par excellence e la Dichiarazione di Schuman, citata dal Presidente Mattarella, ne costituisce il manifesto.
La Dichiarazione si apre con l’invocazione alla «pace mondiale», cui «un’Europa organizzata e vitale» è chiamata ad apportare il suo indispensabile contributo. Il progetto di fondere nella CECA la produzione di carbone e acciaio di Francia e Germania «cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state le vittime». E questa produzione comune «sarà offerta al mondo intero senza distinzione né esclusione per contribuire al rialzo del livello di vita e al progresso delle opere di pace».