Queste sono state parole proferite il 14 aprile 2022 dal segretario generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus: «non sono sicuro che il mondo stia prestando lo stesso livello d’attenzione alla sofferenza dei neri come si sta facendo per quella dei bianchi. L’ho ripetuto più volte, prestare attenzione alla crisi in Ucraina è molto importante, perché essa ha un impatto su tutto il mondo. Ma non una piccola frazione di quello stesso interesse è prestata alle crisi in Tigray, in Yemen, in Afghanistan, in Siria e in tutto il resto del mondo. Neppure una piccola frazione! Voglio essere diretto e onesto su tale questione: il mondo non considera tutte le razze uguali. Alcune sono più uguali di altre. Tuttavia, auspico che il mondo riacquisti un senso di proporzione e cominci a trattare tutte le vite umane allo stesso modo» (https://www.youtube.com/watch?v=kHqjbXCZT-4). Perché questo discorso?
La tanto conclamata “comunità internazionale”, il club dei ricchi, da cui dipendono gli aiuti (anche militari) nelle molte zone di conflitto e crisi attorno al nostro mondo è tutta assorbita dalla guerra Russo-ucraina. Questo significa che diverse agenzie dell’ONU, tra cui l’OMS diretta da Tedros, non possono fare fronte ad altre situazioni disperate di morte e sofferenza.
Il segretario generale dell’Organizzazione mondiale della sanità è un cittadino etiopico. Più precisamente, proviene dalla martoriata regione del Tigray, la cui popolazione si trova attaccata, massacrata, accerchiata e affamata dal novembre 2019. Due sono i responsabili dell’assedio mortale: Abiy Ahmed, premio Nobel per la pace e primo ministro dell’Etiopia, e Issaias Afewerki, presidente a vita e padre padrone dell’Eritrea, al quale il premio Nobel non è stato concesso a causa della sua impresentabilità politica. Infatti, la ragione del Nobel era proprio la firma del trattato di pace tra i due paesi, più o meno ufficiosamente in guerra da due decenni.
I risultati della morsa a tenaglia contro il popolo tigrino sono documentati da diverse fonti. Una fra tutte è Human Rights Watch the ha appena pubblicato un rapporto dettagliato di più di 200 pagine sui crimini commessi dalle truppe etiopiche ed eritree in Tigray.
Le altre emergenze a cui fa riferimento Tedros sono lo Yemen e l’Afghanistan, dove si stanno consumando crisi umanitarie di entità immane e sulle quali la cosiddetta comunità internazionale o l’Occidente rimane indifferente. Di queste crisi diversi paesi occidentali sono responsabili diretti.
Si potrebbe anche obiettare alle parole di Tedros, perché si potrebbe asserire che forse il razzismo c’entra solo in parte. Oltre al razzismo, che resta come un involucro a ricoprire le omissioni e le malefatte di alcuni gruppi di interesse (sempre gli stessi), ci potrebbero essere effettivamente anche ragioni di opportunità politica per questi silenzi. Semplicemente si vuole evitare di parlare e di sviscerare le ragioni di conflitti per non denudare il re d’Occidente dalle sue vesti democratiche e umanitarie.
Perché distogliere l’attenzione dell’italiano medio dall’assedio dell’acciaieria Azovstal di Mariupol, base del battaglione di estrema destra Azov per parlare di Yemen e Afghanistan?. Chi se ne frega se in due anni in Tigray, in Afghanistan, in Yemen e in Siria sono morte molte più persone che in Ucraina?
Il razzismo che provoca, oggi, l’indifferenza verso i popoli “altri” – ma sappiamo che le razze non esistono! – ha anche generato, in passato, quello che i popoli del sud globale hanno riconosciuto come “colonialismo medico” durante la crisi globale del COVID-19, ancora in corso. Da direttore dell’OMS, ovvero l’agenzia ONU che si è occupata della gestione della pandemia a livello mondiale, Tedros è certamente cosciente di molte cose che non vanno. Da africano è sicuramente sensibile alla questione di come i popoli più poveri e deboli siano stati trattati durante l’emergenza. Ovvero come gli africani siano stati marginalizzati durante il salvataggio mondiale.
La (mala)gestione globale della distribuzione del vaccino rimarrà per sempre una ferita storica. Si ricordi che gli USA si sono assicurati un numero di vaccini tre volte superiore alla propria popolazione adulta, mentre due terzi dei paesi del mondo non avevano ancora potuto somministrare neppure la prima dose. Alcune vite erano più spendibili di altre.
Tedros chiama tutto ciò razzismo, ma vi sono anche interessi economici. I due ambiti, forse, non sono separabili ed esiste da almeno un secolo un grande dibattito su razzismo e organizzazione capitalistica globale. Adesso però non è questa la questione centrale. Tedros potrebbe anche essere accusato di sentimentalismo morale, perché il suo discorso si rivolge a gruppi di interesse mondiali, chiedendo loro di fare autocritica e attivare una coscienza inesistente nel mondo della logica del profitto. La storia ci insegna che il razzismo non esiste in quanto tale, ma ha sempre svolto una funzione specifica: quella di coprire, come un manto umido che penetra nelle coscienze degli individui, i meccanismi perversi dell’interesse economico.
Adesso che l’Italia si r ivolge proprio all’Africa, ai “neri”, per approvvigionarsi di quelle materie prime che, per interessi politici, non vuole più prendere dalla Russia, la questione di come l’Occidente e l’Europa tratta e ha trattato i popoli africani riemergerà o forse sta già riemergendo. Esistono tutt’oggi in Africa movimenti anti-coloniali e anti-razzisti che hanno ben chiara la storia dei rapporti Nord-Sud.
Le élite occidentali odierne non hanno alcuna idea che esiste in Africa una coscienza anti-razziale e quindi anti-occidentale molto diffusa. Si tratta di una reazione a un’azione di dominio portata avanti dai paesi ricchi verso i popoli più poveri e più deboli. Dai tempi della decolonizzazione, questo moto di coscienza, forse scoordinato e persino impulsivo, non ha mai cessato di muoversi e di muovere gli animi e le menti in Africa.
Questa forza atavica per una rivalsa anti-razziale è mossa da un senso di ingiustizia interiore ed è in movimento. Al contrario dell’Africa un coordinamento maggiore esiste nelle Americhe, da Black Lives Matter ai gruppi pan-africanisti di Council on African Affais, l’American Committee on Africa e TransAfrica. Ma nel mondo globale e connesso le idee viaggiano spedite. L’uccisione di George Floyd in USA ha fatto registrare proteste in Ghana, Kenya, Sud Africa, Jamaica, Brasile, ecc. “I neri sono odiati ovunque!” era uno degli slogan urlati in quelle piazze.
I governi e i media possono continuare ad ignorare e così facendo a degradare le vite degli africani e ricordarsi dell’Africa solo quando c’è bisogno delle sue risorse naturali. Tuttavia, il messaggio è semplice e chiaro: attenzione razzisti!