IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

La proposta, un’Agenzia europea del debito

L’agenzia europea del debito ha il compito di gestire per conto degli stati membri l’accesso al mercato, filtrando, grazie alla sua credibilità, il rischio di fiammate irrazionali: il massimo di federalismo e di collaborazione interstatale che ci si può permettere a trattati vigenti.

Molte cose sembravano essersi mosse nella UE con la crisi del Covid, nella direzione di un maggiore coordinamento, se non addirittura verso una nuova stagione di collaborazione fra stati membri. La provvida sospensione del patto di stabilità, unita alla non così scontata decisione di dare vita a un piano europeo della portata del NGEU, aveva fatto addirittura sperare che le prossime regole avrebbero confermato l’avvio di una nuova stagione di apertura, in cui la crescita avrebbe smesso di essere sacrificata a una stabilità cercata a tutti i costi.

Il “momento hamiltoniano” è alle spalle

Anche con la crisi geopolitica e geo-energetica legata alla guerra in Ucraina molte cose si sono mosse. Ma in una direzione diametralmente opposta alla precedente: mai come in questo momento l’Europa vede i suoi stati membri muoversi su sentieri di puro interesse nazionale, accomunata solo dalla sua incapacità di avere un ruolo non subordinato nella gestione e nella negoziazione dei molti punti geopolitici delicati che la guerra sta facendo drammaticamente emergere. Con il rischio di una fragilizzazione dell’intera costruzione europea e di una marginalizzazione dell’Europa.

La decisione con cui oggi in Europa si decide di non decidere assieme su questioni cruciali fa pensare che il “momento hamiltoniano” del 2020-2021 non sia stato che una parentesi, una sorta di fiammata d’entusiasmo, destinata, come tutti gli entusiasmi, a spegnersi.

Se si dovesse ragionare in termini puramente “realistici” questa potrebbe essere la conclusione. Se però guardiamo alle possibilità e alle potenzialità di un’Europa in grado di trovare soluzioni comuni in vista di un suo posizionamento non solo geopolitico, ma anche propriamente politico, allora le soluzioni che si sono trovate in emergenza dovrebbero trasformarsi in soluzioni strutturali. In particolare, per quanto riguarda le politiche fiscali e il loro necessario pendant: le politiche e le istituzioni legate alla gestione del debito.

Questo quadro, già non roseo, è reso ancora più complicato dalla fiammata inflazionistica, legata, in Europa almeno, essenzialmente al rincaro dei prodotti energetici. Se da una parte la BCE non può che reagire, adeguandosi, al rialzo dei tassi americani, dall’altra la stretta monetaria si scontra con il ruolo da essa svolto almeno dal 2015 nella mitigazione degli spread sui titoli del debito pubblico dell’eurozona, generando un potenziale conflitto di obiettivi. La vaghezza del nuovo strumento messo in campo dalla BCE, il Transmission Protection Instrument, TPI, è un indizio alquanto probante del suo imbarazzo.

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