Quelle poche volte che i media di massa si occupano di Africa è per menzionare gravi disastri bellici o umanitari oppure quando si parla della sicurezza per lo più relativa all’approvvigionamento alle risorse naturali. Ma con la caduta del Muro e dei sistemi socialisti, il mondo non doveva essere più democratico e quindi più libero e più sicuro e quindi scevro di problemi relativi all’insicurezza e all’instabilità? Allora, perché in un contesto dove regna il capitale, sempre più indisturbatamente, dalle Americhe alla Russia, dalla Cina all’India, dall’Europa all’Africa, la domanda di sicurezza nel mondo aumenta? Non doveva essere il capitalismo, inteso come libero mercato e come libertà assoluta di fare, il presupposto della trasformazione democratica globale?
L’industria privata della “sicurezza”
Niente di tutto quello che promettevano i fautori della fine delle ideologie contrapposte si è verificato. Nascono di continuo persino corsi di laurea universitaria e di Master sulla sicurezza. Crescono come funghi compagnie, quotate in borsa, che si occupano di sicurezza. C’è un’industria privata della sicurezza che fattura miliardi in un contesto dove la coercizione non è più pubblica o statale, ma sta diventando sempre di più una questione privata, dove la sicurezza è sempre di più in mano anch’essa al capitale. Allora un’altra domanda nasce spontanea. Non sia mai che gli apparati di sicurezza servano più a sé stessi cioè al capitale da cui dipendono che ai cittadini e alle cittadine, alle elettrici e agli elettori, alle masse mondiali?
L’Africa è uno degli eldoradi della cosiddetta industria della sicurezza. Tale industria si basa sulla mercificazione della paura e sulla fragilità degli apparati pubblici. I media mainstream battono e ribattono in continuazione sul fatto che in tanti paesi dell’Africa ci sia oggi più democrazia di ieri. Persino le elezioni della Nigeria, dove un voto veniva comperato a 100 dollari, sono state dichiarate rientranti nel computo di ciò che rende un paese una democrazia. È vero che in Africa, malgrado gli alti e i bassi, si tengono oggi più elezioni che colpi di stato. Questo è un fatto certamente positivo, ma la democrazia elettorale va sempre qualificata. E vediamo sempre di più che in più di un contesto africano lo stato securitario si accompagna a quello democratico.