La guerra in Ucraina va ad aggiungersi ai tanti conflitti armati sparsi nel mondo, e i conflitti si aggiungono alla crisi alimentare e a quella climatica. Ma gli effetti non sono additivi, bensì moltiplicativi, così che i paesi simultaneamente affetti da due o tre crisi fanno registrare livelli di denutrizione fino a 12 volte maggiori di quelli dei paesi affetti da uno solo. Tanto più elevati i livelli di diseguaglianza di un paese, tanto più frequenti le crisi multiple e più gravi gli effetti moltiplicativi. I fattori all’origine dell’attuale, spaventosa, crisi alimentare non vanno considerati in modo isolato: l’essenziale sta piuttosto nei processi di reciproco rafforzamento. Le crisi dipendono dalle condizioni di disordine globale, nel senso che queste ultime sono l’esatto opposto di un quadro idoneo ad affrontarne le cause, alle quali, piuttosto, lasciano campo libero. Se la responsabilità dell’invasione dell’Ucraina ricade sulla Russia di Putin, lo stesso non può dirsi del quadro delle relazioni globali nel quale quella scelta ha preso corpo. Ed è di questo che occorre ragionare.
Iniquità globali
È cosa nota che la seconda metà degli scorsi anni Dieci ha segnato una pesante battuta di arresto sulla strada della lotta contro la fame. E così, anche, non siamo certo i primi a osservare che la guerra in Ucraina è venuta a esacerbare un problema già presente in forma acuta. In modo particolarmente incisivo, per esempio, lo ha fatto il direttore esecutivo del World Food Program, David Beasley: “Conflitti, crisi climatica, Covid 19 e costi crescenti del cibo e dei combustibili avevano già creato una tempesta perfetta – e adesso abbiamo la guerra in Ucraina, ad aggiungere una catastrofe in cima a una catastrofe”. D’altro canto, a partire da considerazioni del genere, è forse possibile fare un passo avanti – previa aggiunta di qualche dato circa la situazione venuta a determinarsi negli anni più recenti.
Per farsene un’idea corretta, conviene prendere le mosse dall’osservazione che la pandemia di Covid 19 ha certamente prodotto effetti devastanti – ma anch’essa, come emerge con chiarezza dall’ultimo rapporto della Fao sullo stato della sicurezza alimentare, è intervenuta in un quadro che già poteva dirsi sconfortante. A partire dal 2014, infatti, si arrestano i progressi in corso dal 2002, grazie ai quali l’incidenza della popolazione denutrita era scesa dal 13,3 all’8,3%: nel periodo 2014 – 2019 il dato rimane praticamente stabile a quest’ultimo livello, per poi balzare al 9,9% nel 2020, appunto a causa del SARS-CoV-2. In termini assoluti si tratta di 768 milioni di persone, 118 in più rispetto al 2019 – con un drammatico incremento rispetto al minimo raggiunto nel 2014 (606 milioni) e un inopinato ritorno della situazione al livello di gravità che si registrava nel 2006, quando la cifra e pari a 765 milioni.