Se consideriamo le teorie dominanti nel campo delle relazioni internazionali, possiamo dire che la visione globale sostenuta da Lula da Silva, così come dal suo governo e dalla maggioranza del suo partito (il Partito dei Lavoratori, di orientamento socialista e che include diverse correnti politiche al suo interno) è quella che combina principi liberali e principi realisti.
La guerra in Ucraina è un buon esempio per valutare tale combinazione. In linea con il rispetto delle istituzioni e del diritto internazionale di cui parla la visione liberale, la rappresentanza diplomatica del Brasile presso l’ONU ha condannato l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Sebbene questa sia stata una posizione distante da quella dei paesi del cosiddetto Sud globale, generalmente critici nei confronti delle prese di posizione degli Stati Uniti, ciò non ha impedito al presidente brasiliano, che ha affermato molte volte il principio dell’integrità territoriale e dell’autodeterminazione dei popoli, di esprimere una visione storico-realistica del conflitto. Questo approccio ha suscitato aspre critiche nei confronti di Lula da parte dei media brasiliani e internazionali.
Ciò è stato evidente nel suo recente viaggio in Cina, quando Lula ha insistito fermamente sulle responsabilità degli Stati Uniti, della NATO e dei paesi dell’Unione europea, ma anche della stessa ONU criticata per la sua incapacità di coinvolgere tutti i paesi in una soluzione di pace o almeno in un armistizio. Si tratta di un orientamento di politica estera che in realtà era già emerso chiaramente lo scorso gennaio, quando Lula ha rifiutato la richiesta del cancelliere tedesco Olaf Scholz di inviare alla NATO munizioni per i carri armati da destinare al paese di Zelensky.
Il principio del multilateralismo
Questa combinazione ibrida di principi che evoca la filosofia politica di Kant e Hegel risale agli anni del primo mandato presidenziale di Lula: dal Kant di una “grande lega dei popoli” come strumento per la “pace perpetua” all’Hegel che ci ricordava che anche una costituzione di Stati “in famiglia” non è in grado di evitare la guerra.