Questi “versi” sono di Heba Abu Nada. Nata nel 1991 alla Mecca, in Arabia Saudita, da una famiglia di rifugiati della Nakba di Bayt Jirja, Heba Abu Nada è morta il 20 ottobre durante un attacco israeliano a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, dove viveva. Vi proponiamo una sua poesia, già pubblicata in Italia alla fine del 2020, Vi concedo rifugio
(https://iulamarzulli.wordpress.com/2024/04/02/se-mi-la-evassero-il-corpo/)
1.
Vi concedo rifugio
nell’invocazione e nella preghiera.
Benedico il quartiere e il minareto
per proteggerli dal razzo
nel momento in cui
ci sarà il comando di un generale
che lo lancerà in un raid.
Concedo a te rifugio, e ai bambini
che cambino il corso del razzo
prima che atterri sui loro sorrisi.
2.
Concedo a te rifugio, e ai bambini
che dormono come pulcini nel nido.
Non camminano verso i loro sogni nel sonno.
Sanno che la morte si nasconde fuori casa.
Le lacrime delle loro madri sono ora colombe
che seguono, trascinandosi, le bare dei propri figli.
3.
Concedo rifugio al padre
che tiene in piedi la casa
quando si piega sotto le bombe.
Egli implora nel momento della morte:
“Abbi pietà. Risparmiami ancora un po’.
Per la loro salvezza ho imparato ad amare la mia vita.
Concedi loro una morte bella come loro stessi sono”
4.
Ti concedo rifugio
dal dolore e dalla morte
rifugio nella gloria del nostro assedio
dentro, nel ventre della balena.
Ogni bomba che cade sulle nostre strade
chiama Dio, esaltandolo.
Pregano per le moschee e le case.
E ad ogni bombardamento che avviene al Nord
una supplica a Sud si innalza.
5.
Ti concedo rifugio
dal dolore e dalla sofferenza.
Con parole di scrittura sacra
proteggo le arance dal pungiglione del fosforo
e le ombre delle nuvole dal nero dello smog.
Ti concedo rifugio
nella polvere che piano svanirà
e coloro che si innamorarono e morirono assieme
un giorno potranno tornare a ridere.
E poi un accostamento ardito e necessario. Con il poeta Paul Celan. Rumeno naturalizzato francese, di origine ebraica e di lingua tedesca, nato nel capoluogo della Bucovina settentrionale, oggi parte dell’Ucraina, scampato all’Olocausto, si toglie la vita a Parigi nel 1970, annegandosi nella Senna. Qui trovate una delle cinque poesie Parla anche Tu pubblicate da “Antinomie”, la raffinata rivista online di “scritture e immagini”, alla fine del 2020. Proponiamo ai nostri lettori di leggerla insieme a quella di Heba Abu Nada.
Parla anche tu,
parla per ultimo,
di’ la tua.
Parla –
ma non separare il no dal sì.
Dà al tuo detto anche il senso:
dagli ombra.
Dagli ombra che basti,
dagliene tanta,
quanta tu sai ripartita intorno a te tra
mezzanotte e mezzogiorno e mezzanotte.
Guarda in giro:
vedi come intorno è vivo –
Alla morte! Vivo!
Dice il vero chi dice ombra.
Ora però si restringe il luogo dove stai:
dove adesso, spogliato dell’ombra, dove?
Sali. Tasta in alto.
Più sottile diventi, più irriconoscibile, più fine!
Più fine: un filo
sul quale vuole scendere la stella:
per nuotare giù, giù,
dove lei si vede brillare: nella risacca
di parole erranti.