IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

Buona notte Gaza, parla anche Tu

La notte di Gaza è buia a parte il bagliore dei razzi, silenziosa a parte il rumore delle bombe, terrificante a parte il conforto della preghiera, nera a parte la luce dei martiri. Buonanotte, Gaza.

Questi “versi” sono di Heba Abu Nada. Nata nel 1991 alla Mecca, in Arabia Saudita, da una famiglia di rifugiati della Nakba di Bayt Jirja, Heba Abu Nada è morta il 20 ottobre durante un attacco israeliano a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, dove viveva. Vi proponiamo una sua poesia, già pubblicata in Italia alla fine del 2020, Vi concedo rifugio

(https://iulamarzulli.wordpress.com/2024/04/02/se-mi-la-evassero-il-corpo/)

 

1.

Vi concedo rifugio

nell’invocazione e nella preghiera.

Benedico il quartiere e il minareto

per proteggerli dal razzo

 

nel momento in cui

ci sarà il comando di un generale

che lo lancerà in un raid.

 

Concedo a te rifugio, e ai bambini

che cambino il corso del razzo

prima che atterri sui loro sorrisi.

 

2.

Concedo a te rifugio, e ai bambini

che dormono come pulcini nel nido.

 

Non camminano verso i loro sogni nel sonno.

Sanno che la morte si nasconde fuori casa.

 

Le lacrime delle loro madri sono ora colombe

che seguono, trascinandosi, le bare dei propri figli.

 

3.

Concedo rifugio al padre

che tiene in piedi la casa

quando si piega sotto le bombe.

Egli implora nel momento della morte:

“Abbi pietà. Risparmiami ancora un po’.

Per la loro salvezza ho imparato ad amare la mia vita.

Concedi loro una morte bella come loro stessi sono”

 

4.

Ti concedo rifugio

dal dolore e dalla morte

rifugio nella gloria del nostro assedio

dentro, nel ventre della balena.

 

Ogni bomba che cade sulle nostre strade

chiama Dio, esaltandolo.

Pregano per le moschee e le case.

E ad ogni bombardamento che avviene al Nord

una supplica a Sud si innalza.

 

5.

Ti concedo rifugio

dal dolore e dalla sofferenza.

 

Con parole di scrittura sacra

proteggo le arance dal pungiglione del fosforo

e le ombre delle nuvole dal nero dello smog.

 

Ti concedo rifugio

nella polvere che piano svanirà

e coloro che si innamorarono e morirono assieme

un giorno potranno tornare a ridere.

  

E poi un accostamento ardito e necessario. Con il poeta Paul Celan. Rumeno naturalizzato francese, di origine ebraica e di lingua tedesca, nato nel capoluogo della Bucovina settentrionale, oggi parte dell’Ucraina, scampato all’Olocausto, si toglie la vita a Parigi nel 1970, annegandosi nella Senna. Qui trovate una delle cinque poesie Parla anche Tu pubblicate da “Antinomie”, la raffinata rivista online di “scritture e immagini”, alla fine del 2020. Proponiamo ai nostri lettori di leggerla insieme a quella di Heba Abu Nada.

 

Parla anche tu,

parla per ultimo,

di’ la tua.

Parla –

ma non separare il no dal sì.

Dà al tuo detto anche il senso:

dagli ombra.

Dagli ombra che basti,

dagliene tanta,

quanta tu sai ripartita intorno a te tra

mezzanotte e mezzogiorno e mezzanotte.

Guarda in giro:

vedi come intorno è vivo –

Alla morte! Vivo!

Dice il vero chi dice ombra.

Ora però si restringe il luogo dove stai:

dove adesso, spogliato dell’ombra, dove?

Sali. Tasta in alto.

Più sottile diventi, più irriconoscibile, più fine!

Più fine: un filo

sul quale vuole scendere la stella:

per nuotare giù, giù,

dove lei si vede brillare: nella risacca

di parole erranti.

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