Canto per Europa (Feltrinelli, 2021). è la storia di una giovane siriana, profuga di guerra, che fugge sulla barca a vela di quattro uomini occidentali. La ragazza si chiama Europa. È qui che il mito della principessa fenicia Europa rapita da Giove, trasformatosi in toro, si intreccia con gli eventi odierni del Mediterraneo: emigrazione, guerra, conflitti.
Un libro complesso ma molto ricco sia dal punto di vista linguistico che tematico: Rumiz scrive in versi per rispettare l’idea del mito e affronta tematiche importanti legate al concetto di Europa. Un’Europa dalle idee contraddittorie che manca di un’identità precisa. È rimasta prevalentemente un grande mercato comune. E oggi ha rinunciato al suo ruolo storico di mediazione tra Occidente e Oriente, assumendo sempre di più le sembianze di un corpo in assetto bellico. Un’Europa che tradisce i suoi stessi principi fondativi. Per Rumiz è un’Europa caratterizzata da un vuoto narrativo, che rinuncia a raccontarsi.
Le motivazioni che hanno spinto lo scrittore a scrivere il libro sono stati due episodi che hanno rappresentato, nelle parole dello stesso autore, “la miccia” che lo ha indotto a dare corpo al proprio malessere nei confronti dell’approccio dell’Europa alle continue crisi che la affliggono. Il primo episodio è avvenuto durante un suo soggiorno in Puglia, a Santa Maria di Leuca, quando ha assistito impotente al naufragio di alcuni migranti e notato il corpo di una donna etiope chiusa in un sacco e scaricata brutalmente su una panchina. Quel corpo diventa il simbolo del libro, un corpo a cui Rumiz dà un nome, quello appunto di Europa. Il secondo episodio ha avuto luogo in Sicilia, quando l’autore vede con i propri occhi una nave di soccorso raccogliere diversi richiedenti asilo, donne con indosso giubbotti gialli, che sono sbarcate su un telo blu. L’immagine osservata dall’alto pareva evocare proprio quella della bandiera dell’Europa.
A questo link potete assistere alla registrazione audio e video dell’evento (passcode: fh+1$j3z).