IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

C’eravamo tanto amati? Il fallimento dell’accordo del secolo Cina-UE

La sigla dell’accordo globale sugli investimenti esteri tra Cina e UE è giunta dopo 7 anni di negoziati: lo stallo attuale è frutto dell’irrigidimento di entrambe sulla questione dei diritti umani in Cina e segnala un parallelo conflitto identitario interno. La guerra in Ucraina e la rielezione di Xi ha ulteriormente allontanato il miraggio di un’intesa pragmatica, riallineando l’UE agli USA

È solo nel 2019 che l’UE, in un documento ufficiale, prova a definire i suoi rapporti con la Cina. I termini, formulati alla vigilia della conclusione dell’ambizioso accordo tra UE e Cina sugli investimenti esteri, non possono che rispecchiare l’identità plurale dell’UE, assieme alla natura ibrida della “sua” politica estera. Per l’UE, la Cina sarebbe un «cooperation partner», un «negotiator partner», un «economic competitor», ma anche un «systemic rival promoting alternative models of governance» [EU-China – A strategic outlook, 12 marzo 2019]. Da parte cinese si è provato a smussare gli angoli, ribattendo che Cina e UE sono «comprehensive strategic partners, not systemic rivals» [Wang Yi]. Pur considerando questa increspatura, la postura dell’UE è apparsa assai diversa da quella degli USA, non solo quelli di Trump, ma anche quelli di Biden, per il quale la «Cina autocratica» costituisce, assieme alla crisi climatica, una delle «grandi sfide del nostro tempo» (Tooze, p. 312). Ciò, almeno fino allo scontro tra Europa e Cina sulle sanzioni e contro-sanzioni individuali adottate in merito alle vicende di Hong Kong e degli Uiguri dello Xinjiang e al riallineamento atlantico dell’UE dettato dalla guerra in Ucraina.
Fino al menzionato trattato sugli investimenti diretti (Comprehensive Agreement on Investment – CAI), gli Stati europei hanno proceduto singolarmente nei loro rapporti commerciali e strategie di investimento con la Cina, esponendosi alla debolezza delle loro divisioni.

Il disavanzo commerciale verso la Cina degli Stati UE era, prima della pandemia, di oltre 175 miliardi (di cui 20 miliardi annui relativi all’Italia). Il fatto che la Germania sia stato a lungo l’unico grande Paese europeo in surplus verso Pechino (per oltre 18,5 miliardi), ha fatto dire a un profondo conoscitore italiano della Cina che l’inerzia dell’UE su tale questione si spiega proprio con l’egemonia tedesca sulla Commissione (Bradanini). A partire dalla pandemia, tuttavia, il deficit commerciale è peggiorato non solo per l’UE ma, per la prima volta, per la stessa Germania.

Vuoi ricevere la nostra newsletter?

Privacy *

Newsletter

Privacy *

Ultimi articoli pubblicati